Non è usuale, forse non è nemmeno comprensibile con facilità. Siamo così lontani dalla realtà, così imbambolati dalle soap opera o dalle pseudo trasmissioni giornalistiche dei salotti televisivi che la realtà ci è sconosciuta. Sì, è vero, di tanto in tanto spunta fuori il leone che è in noi e, nell’ambiente ovattato di un ufficio ma anche in quello affollato di un’anticamera del medico della mutua esplodiamo il nostro ruggito d’indignazione contro questo o quell’altro. Poi torniamo alle nostre pantofole, in fondo il mondo è sempre andato avanti così. Non saremo noi a cambiarlo e tanto vale non sforzarsi. Ci piacciono quei tipi impiccioni, un po’ eroi e un po’ santi che non si arrendono mai. Possiamo tranquillamente delegare ogni speranza ed ogni “difesa” della civiltà a lor signori. Incoraggiandoli con una pacca fraterna, di tanto in tanto. Sono solidi, determinati, addirittura luminosi ed hanno tutte le qualità che a noi mancano. Parlano, scrivono, cercano, studiano e, a volte, soffrono cosa che noialtri aborriamo. Il sacrificio e la sofferenza ci schiantano al solo pensiero. Poi propongono anche iniziative, petizioni, incontri, assemblee e, quando la temperatura è ideale, quando non piove e non ci sono altri impegni, quando ci sentiamo perfettamente in forma e mentalmente liberi, quando non abbiamo proprio null’altro di meglio da fare, beh, allora possiamo anche degnarli della nostra presenza e della immancabile “pacca”. Coraggio, vi ammiriamo molto, siete tutti noi. Se avessimo più tempo anche noi faremmo ciò che li impegna così strenuamente. Così, con questi sentimenti che aleggiano nell’aria, il 22 novembre 2008 è accaduto l’evento più significativo ed “efficace” dell’ultimo quarto di secolo. A Matera, in Basilicata, ma vale per tutta l’Italia. “Assemblea Popolare sulla Giustizia”, l’avevano chiamata così. Avrebbe dovuto esprimere la volontà di riprendere il controllo popolare dell’amministrazione della Giustizia. Del resto le sentenze dei tribunali parlano chiaro: “In nome del Popolo Italiano”; per cui il diritto a controllare quel “mondo” che emette sentenze in nome del popolo appare più che una formalità. È stato un evento che segna la storia, la rinascita di un popolo. Erano invitati tutti i rappresentanti della politica regionale e comunale, il Prefetto, il Questore, il Sindaco. Ma si è presentato un solo senatore: Felice Belisario. Erano invitati tutti gli avvocati del foro materano, si sono presentati in quindici. Era invitata tutta la cittadinanza, sono venute poco meno di 500 persone. Ma i giovani erano in grande maggioranza, oltre trecento. Agili e decisi i relatori, impossibile sintetizzare i contenuti che meritano la nostra attenzione nella loro integralità (in linea la registrazione integrale – clicca per vedere il video dell'assemblea). Più di tutto parlano gli occhi di un giovane studente che, incontrando uno degli organizzatori, gli chiede quando sarà possibile riprendere con tutti i suoi colleghi d’istituto i contenuti e la mozione dell’assemblea popolare. È proprio così, l’assemblea ha prodotto una mozione formale. Votata per acclamazione (e che acclamazione! Cinque minuti di applausi). Una richiesta formale e sostanziale, perché la realtà è concreta ed allora bisogna essere precisi e fattivi. Oggi in Lucania è successo un fatto nuovo, gente di ogni età, estrazione e professione, gente comune ha detto (e scritto) una pagina di storia. Cosa succederà delle richieste indirizzate ai vertici dello Stato Italiano e del Potere Giudiziario, lo apprenderemo nei giorni e mesi a seguire. Ma una richiesta formale, approvata da 500 lucani in una piovosa giornata d’autunno è già un pezzo di storia. Anzi, è l’inizio di una nuova storia e 500 lucani potranno dire: “quel giorno io c’ero” con la stessa luce che aveva negli occhi quel giovane adulto quando diceva: “bellissimo, dobbiamo raccontare queste cose anche ai nostri amici, quando ci rivediamo”? Presto, amico, presto!
Nicola Piccenna
Scarica la mozione e conservala nel libro di storia
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