sabato 31 gennaio 2015

Il Vizietto di Emilio Nicola Buccico

Emilio Nicola Buccico, più volte nella sua carriera di avvocato, ha accettato di difendere persone con interessi (giudiziari) contrapposti a quelli di persone che egli aveva difeso per quegli stessi interessi dall'altra parte (giudiziaria) del tavolo.
Emilio Nicola Buccico saluta Azeglio Ciampi con una "plastica" stretta di mano
Il 17 gennaio 2009, sabato, Emilio Nicola Buccico si presenta in questura e deposita una querela. Si ritiene diffamato da due articoli pubblicati dal settimanale "Il Resto" il 27/12/2008 e 10/1/2009.
Alla prim'ora del lunedì mattina, la macchina della giustizia è in moto. La questura trasmette in Procura la querela, un sostituto procuratore la valuta e, con la firma congiunta del Procuratore Capo Giuseppe Chieco, viene iscritto il procedimento penale contro il giornalista ed il direttore responsabile. La Legge è implacabile e velocissima... in alcuni casi.

Ci mette un anno, il PM Annunziata Cazzetta ad accorgersi che un pezzo di quella querela non può essere trattata dalla Procura a Matera e manda "quel pezzo" alla Procura di Catanzaro. Però si sbaglia, non è quella la sede competente, così il PM di Catanzaro, dopo due mesi, spedisce l'incarto alla Procura di Salerno.
Il procedimento che qui affrontiamo, si occupa della parte che Cazzetta trattiene per sé. Comprende un articolo in cui si parla del Procedimento Penale (n. 2070/03 Mt) dove troviamo la Banca Popolare del Materano (come parte offesa) ma, c'è sempre un ma quando a procedere è Annunziata Cazzetta, proprio per supposte offese diffamatorie in un articolo in cui si informava sulle lungaggini e gli insabbiamenti di quel procedimento, 2070/03Cazzetta, Chieco e Buccico avevano querelato Piccenna e Grilli. Una incompatibilità grande quanto un grattacielo di cui Cazzetta e Chieco non si accorsero. Anticipiamo solo che gli abusi di Annunziata Cazzetta e dei magistrati materani nel procedimento 2070/03 sono elencati in una informativa della Guardia di Finanza richiesta dalla Procura di Catanzaro e lì rimasta lettera morta. (clicca qui per leggere l'informativa ignorata)

Buccico si è lamentato sempre con veemenza degli articoli che raccontavano della sua capacità di cambiare casacca difensiva, passando dall'una all'altra parte dello schieramento processuale.
Nella vicenda della Banca Popolare del Materano di cui parla l'articolo, egli si trova contemporaneamente in due diversi procedimenti giudiziari difendendo pro e contro la Banca Popolare del Materano.

Nel primo difende gli indagati (dirigenti della banca) contro l'istituto di credito che è la parte offesa. Nell'altro, Buccico difende la Banca, parte offesa, contro F.M.Z. un cittadino che lamenta abusi e irregolarità per cui quei dirigenti sono sotto processo, difesi da Buccico, nel primo.

Per gli articoli che raccontavano e documentavano questo suo costume, Emilio Nicola Buccico si è sentito diffamato, proponendo almeno due querele che raccoglievano le doglianze sugli articoli che informavano i cittadini, i risparmiatori, i soci e l'ordine degli avvocati.

Proviamo solo ad immaginare come si sente un assistito difeso da Buccico quando se lo trova in contrapposizione dopo che gli ha raccontato della vicenda processuale, delle sue strategie e dei punti di forza e debolezza delle proprie ragioni processuali?

Precisiamo che, come ci scrisse un avvocato chiamato a sostenere le posizioni di Buccico in questa materia, difendere prima una parte e poi quella con interessi giudiziari contrapposti è "moralmente disdicevole e penalmente rilevante".
Noi non abbiamo azzardato giudizi così gravi, ci siamo limitati a riportare fatti veri, accaduti e documentati incontrovertibilmente, al punto tale che il procedimento di cui qui pubblichiamo gli atti, è stato definito con l'archiviazione della querela di Buccico nonostante la sua formale opposizione.
Archiviazione talmente netta che Nicola Buccico nemmeno ha inteso reclamare in Cassazione.

Piuttosto, il PM scrive nella richiesta di archiviazione che lo stesso Buccico ammette nella querela di aver difeso prima l'una parte e poi quella contrapposta per i medesimi fatti. In pratica, Emilio Nicola Buccico lamenta una diffamazione per un articolo in cui gli viene attribuito un fatto vero ed è consapevole di sporgere querela e chiedere punizione per un giornalista che ha scritto la verità, cioè per una persona innocente.
Ma questa, non è forse quella che "tecnicamente" si chiama calunnia?

Una piccola ma significativa bugia, tra le altre, ci sembra importante documentare. Affinché il lettore abbia a farsi un'idea della personalità del Buccico. Egli, nella querela che proponiamo integralmente di seguito, scrive (a pag. 3): "...ho invece difeso l'avvocato Izzo... e, peraltro, con una condotta che, nel fatto, non contrastava con la posizione difensiva dei coniugi Orioli-Fuina". Anche qui Buccico mente, sapendo di mentire. Lo documenta il verbale dell'udienza tenutasi a Matera il 19/11/1999 allorché, proprio in quel processo in cui "non contrastava" la posizione difensiva della famiglia Orioli-Fuina. Vi si legge l'intervento di Emilio Nicola Buccico in cui si oppone al difensore degli Orioli-Fuina chiedendo la non ammissione della parte civile. E' lungo tre pagine, quell'intervento di "non contrasto": Non può essere consentito ad un professionista, meglio se avvocato, mentire spudoratamente formulando querele calunniose per perseguitare un giornalista impedendogli di svolgere il proprio lavoro. E' un uso distorto, perverso e intollerabile delle Procure che urge interrompere.

Se Buccico per quella calunnia (denunciata formalmente) beneficia della protezione di un magistrato che annichilisce l'obbligatoria azione penale, non si arriva ad una ipotesi di abuso d'ufficio e magari di favoreggiamento? E' proprio quello che accade, ma è altro procedimento di cui daremo contezza quando sarà definito.

giovedì 29 gennaio 2015

Buccico da record: con una sola querela perde due cause!

Emilio Nicola Buccico: l'unico avvocato al mondo che presenta una querela e perde due cause!

Il 17 gennaio 2009, sabato, Emilio Nicola Buccico si presenta in questura e deposita una querela. Si ritiene diffamato da due articoli pubblicati dal settimanale "Il Resto" il 27/12/2008 ed il 10/1/2009.

Lamenta anche di altre pubblicazioni e così, alla prim'ora di lunedì mattina, la macchina della giustizia è in moto. Viene iscritto il procedimento penale contro il giornalista ed il direttore del settimanale. La Legge è implacabile e velocissima... in alcuni casi.

Avv. Emilio Nicola Buccico
Ci mette un anno, il PM Annunziata Cazzetta ad accorgersi che un pezzo di quella querela non può essere trattata dalla Procura a Matera e manda "quel pezzo" alla Procura di Catanzaro. Però si sbaglia, non è quella la sede competente, così il PM di Catanzaro, dopo due mesi, spedisce l'incarto alla Procura di Salerno. La parte che Cazzetta trattiene per sé, comprende un articolo in cui si parla delProcedimento Penale (n. 2070/03 Mt) in cui compare la Banca Popolare del Materano (come parte offesa) e, proprio per supposte offese diffamatorie in un articolo in cui si informava sulle lungaggini e gli insabbiamenti di quel procedimento, 2070/03,Cazzetta stessa aveva querelato Piccenna e Grilli. Per i medesimi fatti dello stesso articolo, avevano sporto querela (e Annunziata Cazzetta ne aveva contezza documentale!) anche Giuseppe Chieco (Procuratore Capo di Matera) ed Emilio Nicola Buccico.

Qui basta considerare che l'altro "pezzo" della querela di Buccico, quello che Cazzetta mantiene a Matera, origina il Procedimento Penale n. 338/09 di cui pubblichiamo a parte atti e considerazioni che consigliamo di approfondire poiché il Procedimento si conclude con la richiesta di archiviazione firmata da Annunziata Cazzetta e accolta dal GIP nonostante l'opposizione di Emilio Nicola Buccico. Ma, anche qui, una imprevedibile scoperta: per la stessa notizia e le stesse doglianze di supposta diffamazione del medesimo querelante (Buccico), Cazzetta in altro procedimento chiederà il Rinvio a Giudizio. Ma anche quel Procedimento, Cazzetta lo teneva per sè illegittimamente! Ed anche questa è altra storia di cui forniremo cronaca documentata.

La Procura di Salerno non effettua alcuna verifica sulla fondatezza delle notizie pubblicate e chiede il rinvio a giudizio per diffamazione: sono passati 3 anni e mezzo dalla querela di Buccico.

Al quarto compleanno, il Giudice dell'Udienza Preliminare di Salerno emette la sentenza di proscioglimento: quattro anni, tre procedimenti penali in tre città diverse, per concludere che il fatto non è reato.
Il Giudice dell'Udienza Preliminare, nella sentenza, afferma che non è stata svolta alcuna indagine e rileva che non ci sarebbe voluto poi molto a verificare che la notizia pubblicata era perfettamente coincidente con l'atto ufficiale da cui era tratta. Cosa è successo al querelante che aveva sporto un'altra querela infondata? E' un'altra storia o meglio un altro procedimento penale di cui parleremo in seguito e che coinvolge un magistrato in servizio a Matera.
Un sistematico attacco alla libertà d'informazione, posto in essere con decine e decine di querele infondate, che ha originato il mostro giudiziario di cui vi presentiamo l'immagine più violenta e disumana. Quella che stritola le persone e annichilisce gli ideali, ma che non può nulla contro gli uomini liberi!

Querela di Emilio Nicola Buccico - presentata il 17/1/2009





mercoledì 28 gennaio 2015

Emilio Nicola Buccico un frignone che ci perseguita da anni (impunemente!)

Emilio Nicola Buccico
un frignone che ci perseguita da anni
(impunemente!)

A leggere le sue querele, si sente perseguitato. Lamenta una campagna diffamatoria fatta di articoli pieni di affermazioni non vere. Gli da fastidio tutto: titoli, locandine, articoli, aggettivi. Persino la presenza su un pubblico marciapiede gli dà fastidio e querela, querela, querela compulsivamente. Mostra la psicologia di un bambino frignone ma, essendo anagraficamente adulto, trasforma le doglianze in decine di querele, consiglia ad altri di presentare querele contro il giornalista, si rammarica che alcuni non siano inclini a denunciare a tutto spiano. La conseguenza è una proliferazione esponenziale di procedimenti penali che ci costringe, da anni, a correre e dividerci tra Procure, avvocati,  udienze a carte bollate: decine di migliaia di pagine di carte.
Ma, intanto, a lamentarsi è lui, continua a presentare se stesso come una vittima, lui che ha vestito i panni di tanti prestigiosi ruoli istituzionali, senza lasciare per la verità alcun segno degno di rilievo, sarebbe vittima di un microscopico giornale di provincia.
La verità, come spesso accade, è esattamente all'opposto di quello che dice Buccico e, negli atti giudiziari che vi presentiamo, ve ne diamo le prove.

Emilio Nicola Buccico
Gran parte dei procedimenti penali per diffamazione e/o calunnia scaturiti dall'attività giornalistica di Nicola Piccenna sono sorti in seguito alle querele di Emilio Nicola Buccico, avvocato Materano già presidente dell'Ordine Nazionale Forense, membro del CSM, Senatore della Repubblica e Sindaco di Matera.

Solo tra giugno 2006 e luglio 2007, Buccico ha sporto querela per tutti gli articoli che Piccenna scrisse ed in cui era menzionato il suo nome: 52; quanti sono i numeri del settimanale "Il Resto" pubblicati in quel medesimo arco temporale. Dopo quella data molte altre le doglianze del sindaco di Matera che vanta la consiliatura più breve degli ultimi 25 anni!

Tutti i procedimenti penali giunti a sentenza definitiva hanno visto il giornalista uscirne indenne, ma questo non deve distogliere il lettore da una attenta e curiosa valutazione degli atti che pubblichiamo analiticamente. Così si avrà modo di farsi un'idea del personaggioBuccico e, per certi versi, anche della concezione che egli mostra di avere della giustizia e della libertà di stampa. Quella dell'umana sensibilità, invece, resta insondabile e non deve riguardare il nostro interesse e il nostro giudizio.

Buccico e le molestie
Buccico e l'articolo perfetto

Il vizietto di Buccico

martedì 27 gennaio 2015

(Il giornalista Nicola Piccenna) Passerà la vita a difendersi: purtroppo per loro!

Cari amici, nemici e lettori occasionali,

la frase più terribile ed al tempo stesso più esplicativa dello stato della giustizia in Italia è quella pronunciata da Giuseppe Chiaravalloti, magistrato e politico e vice presidente dell'autorità Garante della Privacy e avvocato generale della Procura Generale di Catanzaro e Procuratore Generale a Catanzaro e Procuratore Generale a Reggio Calabria e.. tanto altro.
Parlava del magistrato Luigi de Magistris e spiegava la strategia per renderlo inoffensivo o, meglio, per fargli pagare l'aver disturbato tanti personaggi importanti.
Il disturbo era consistito nell'aver svolto indagini giudiziarie (l'azione penale in Italia è obbligatoria per dettato costituzionale!).
Chiaravalloti dice chiaro chiaro che esiste un metodo (sperimentato) per impedire ad un cittadino italiano di esercitare i diritti costituzionali ed i doveri etici e morali propri di una coscienza civile adulta: scaricargli addosso una grande quantità di procedimenti giudiziari cosicché il malcapitato sia costretto a difendersi, cioè a dedicare grande parte del proprio tempo (della propria vita) ad attività inderogabili che gli impediscono di fare altro.
Per molti versi, è una condanna peggiore di qualunque altra perché, senza nemmeno arrivare al primo grado, stabilisce la certezza della pena e la pone in essere senza possibilità di sconti o rimodulazioni.
La pena consiste nel dover preparare decine di processi, partecipare a centinaia di udienze, leggere migliaia (decine di migliaia) di cartelle per poi ottenere una qualche assoluzione, prescrizione, archiviazione che arriverà troppo tardi per perseguire le calunnie dei querelanti.
Quando a denunciare è un magistrato, un politico di un certo peso, un membro del CSM, il procedimento penale cammina spedito, le intercettazioni telefoniche sono intensive e durano a lungo, la richiesta di rinvio a giudizio è pressoché scontata.
Quando il denunciato è un magistrato, un politico di un certo peso, un membro del CSM, il procedimento non cammina affatto, nessuna indagine, nessuna intercettazione, la richiesta di archiviazione è certa a meno che non vi siano evidenze tali da richiedere quel congruo ritardo necessario a far maturare la prescrizione.
Per i procedimenti disciplinari a carico dei magistrati, poi, il meccanismo è ancora più semplice. Si procede cercando di evitarli del tutto, basta che la Procura che procede penalmente nei confronti di un magistrato si dimentichi di comunicarlo alla Procura Generale presso la Suprema Corte di Cassazione: occhio non vede, cuore non duole. Quando, invece, la comunicazione arriva, magari perché è un cittadino a segnalare la cosa, allora si attua la strategia "b" che consiste nel lasciar trascorrere un anno senza avviare il relativo procedimento disciplinare. Tanto dura il termine di prescrizione per le mancanze disciplinari! Un anno e il magistrato è salvo.
Un corollario degno di nota è quello che riguarda l'accesso ai procedimenti penali e disciplinari. L'autorizzazione per l'accesso agli atti, anche per il richiedente che è parte di quei procedimenti, la deve rilasciare un magistrato, a volte lo stesso che per quei procedimenti è indagato o soggetto al procedimento disciplinare. Negare comporta un attimo, opporsi ed ottenere gli atti è fatto di mesi ed anni.
Non è stata udita la voce di Giorgio NapolitanoPresidente della Repubblica che tutti questi fatti ha vissuto nei panni del supremo vertice istituzionale politico e giurisdizionale, nemmeno quando formalmente richiamato alle responsabilità cui non poteva sottrarsi.
Non è stata udita voce alcuna, tra i tanti illustri giuristi, professori, politici e dall'Associazione Nazionale Magistrati che abbia spiegato quale fondamento giuridico, logico e ordinamentale consente ad un magistrato di sequestrare il materiale che gli è stato appena sequestrato nel corso di una perquisizione (essendo egli indagato per gravissime ipotesi di reato in associazione per delinquere finalizzata alla corruzione in atti giudiziari e molto altro).
Fin qui, ragionamenti che tutti conoscono, molti condividono, alcuni sostengono e, come accade nell'Italia di cultura bizantina, altri contraddicono dialettizzando all'infinito di Leggi, Diritto e Sofismi.
Tornando alla "tecnica Chiaravalloti", questa appare ancora più opportuna e ficcante quando la persona da rendere inoffensiva è un giornalista. Perché, queste distorsioni del sistema democratico, possono continuare a funzionare solo se restano sconosciute o, meglio ancora, circoscritte alle discussioni infinite dei bar o dei corridoi dei tribunali.
Il guaio peggiore che è capitato a Chiaravalloti è consistito nella pubblica conoscenza di quel suo modo di pensare (e di agire?) come pure della bassezza umana delle sue considerazioni personali sulla vita privata di un suo collega magistrato.
La conoscenza, l'informazione cui i cittadini hanno diritto e che i giornalisti hanno il dovere di promulgare, è l'unico antidoto ai malanni che possono aggredire l'organismo democratico della società civile.
Per questo motivo, un modesto pubblicista di un piccolissimo giornale di provincia diventa (forse) il più querelato e processato giornalista della storia d'Italia: fortunatamente!
Sì, fortunatamente!
Poiché, quel giornalista, ha raccolto la più organica e completa documentazione sul funzionamento della macchina giudiziaria Italiana che, si dimostra con gli atti, non ha necessità di Leggi o modifiche costituzionali almeno fino a quando sarà consentito dal Presidente della Repubblica all'ultimo Pubblico Ministero di violare la Legge impunemente, confondendo il dettato costituzionale secondo cui il magistrato "è soggetto solo alla Legge" con una quasi simile ma radicalmente diversa statuizione per la quale il magistrato "è il solo soggetto della Legge", cioè modella la Legge a suo uso e consumo.
Questa documentazione, consacra alla storia i nomi dei responsabili di un sistema giunto ad un altissimo livello di degrado, senza con ciò avere la pretesa e forse nemmeno la speranza che tanto serva a migliorare o ripristinare almeno una parvenza di autorevolezza dell'istituzione.
Ci accontentiamo della "Damnatio Memoriae" che, trascorso ancora qualche anno, lascerà una testimonianza perenne dei tempi difficili e bellissimi cui abbiamo assistito non da spettatori passivi.

lunedì 26 gennaio 2015

Il degrado della Giustizia: Chieco e il Villaggio dei Turchesi

Dopo Emilio Nicola Buccico, per numero di querele presentate, ma con un certo “distacco”, ecco collocarsi Giuseppe Chieco (all'epoca) Procuratore Capo presso la Procura della Repubblica di Matera.
Vi era certo una qualche forma di emulazione se, come accertò la Guardia di Finanza di Catanzaro durante una perquisizione eseguita nell'abitazione materana del Chieco, nel suo personal computer venne rinvenuto un file contenente il testo di una querela del Buccico che, ammise Chieco, egli intese utilizzare quale spunto per redigerne una a sua firma. Di questa querela narreremo in seguito, poiché si tratta di un procedimento tuttora in corso in sede di appello.o “distacco”, ecco collocarsi Giuseppe Chieco, all'epoca Procuratore Capo presso la Procura della Repubblica di Matera.
Siamo nei primi mesi del 2007 e la vis querelatoria contro gli articoli de “Il Resto” tocca il suo apice. Praticamente per ogni uscita (settimanale) vengono presentate una o più querele. A volte lo stesso articolo viene querelato da più persone ed invocando la competenza di diverse Procure. Il risultato è una moltiplicazione dei procedimenti penali cui seguirà una moltiplicazione delle udienze.
Tutti i procedimenti terminati con sentenze oppure ordinanze definitive, si sono conclusi con l'affermazione dell'innocenza dei giornalisti. Ma, il vero paradosso, è che per alcuni procedimenti “doppi”, sorti cioè dalle medesime doglianze, per gli stessi articoli, con coincidenza dei querelanti, i giudici delle udienze preliminari hanno continuato a disporre i rinvii a giudizio. Per cui, tra le tante storture che limitano la possibilità di continuare a svolgere il nostro lavoro di giornalisti, vi è anche quella di dover rispondere ai giudici per delitti certamente non commessi per i quali è impossibile che non si arrivi all'assoluzione per “ne bis in idem”. Appare chiara la conclusione da trarre sul perché un giudice, informato attraverso le formalità di rito, rifiuti di prendere atto dell'inutilità di proseguire nel processo con ulteriori udienze, citazioni, testimonianze, carte, carte e ancora carte; a volte persino in bollo!
Nel presentare il procedimento 2544/2007 presso il Tribunale di Catanzaro, nulla si deve aggiungere agli atti ufficiali del fascicolo, culminanti con una sentenza chiarissima. Solo il rammarico che, a distanza di otto anni e dopo un proscioglimento divenuto definitivo a maggio 2014, noi giornalisti siamo ancora sotto processo (per gli stessi articoli, su querela dello stesso Chieco, presso lo stesso Tribunale, su richiesta della stessa Procura).
Il Giudice dell'Udienza preliminare è chiarissimo: “...Orbene manifesta è, alla luce di tali emergenze, la veridicità del contenuto degli articoli dedicati all'argomento appena esaminato e ciò anche alla luce delle stesse ammissioni del diretto interessato... Acclarata la verità storica delle notizie divulgate, pacifica appare l'operatività nella vicenda in esame dell'esimente del diritto di cronaca giudiziaria anche nella forma putativa atteso l'evidente interesse sociale delle notizie pubblicate e, comunque, l'assenza negli articoli redatti dal PICENNA di contumelie o offese gratuite finalizzate a immotivatamente aggredire la sfera personale del soggetto passivo. Consegue da quanto detto che, in favore degli odierni imputati, va emessa una sentenza di non luogo a procedere \n ordine al delltto loro contestato perché il fatto non costituisce reato...”.
La Procura di Catanzaro, chiede il rinvio a giudizio senza aver svolto alcuna indagine circa la fondatezza delle notizie riportate negli articoli contestati. Scrivere di un magistrato costituisce diffamazione “a prescindere”, anche se si scrive il vero, come in questo caso. Poi occorrono sette anni per venirne fuori!
Diversamente, il Dr. Chieco è andato tranquillamente in pensione senza aver mai dovuto rispondere di quei comportamenti e degli atti da lui assunti in veste di Procuratore Capo di cui chiedevano conto gli articoli pubblicati. Richiesta che tanto lo aveva disturbato spingendolo a querelare ingiustamente, poiché tutto quanto riportato era, e si è dimostrato, assolutamente vero.

consulta gli atti all'indirizzo:

Le numerose querele di Giuseppe Chieco: Procuratore Capo!

Chieco Giuseppe, da magistrato, ha seguito le indagini in alcuni processi molto noti alle cronache nazionali. Tra questi, spiccano quello che si occupò dell'incendio al Teatro Petruzzelli di Bari e l'altra vicenda sulle Cliniche Riunite, sempre di Bari.
Poi, a sua volta, è stato indagato nel procedimento"Toghe Lucane" e la sua posizione è stata definita con archiviazione.

Per quello che ci occupa, è stato uno dei più frequenti "querelanti" a dolersi degli articoli scritti da Nicola Piccenna e pubblicati dal settimanale "Il Resto", diretto da Nino Grilli che, per questa colpa, ha subito le medesime doglianze del Chieco.

Tutti i procedimenti penali sorti in seguito alle querele firmate dal Procuratore Capo Giuseppe Chieco, oggi in pensione, sono state giudicate con l'assoluzione piena dei giornalisti querelati.

Per alcune querele, pende ancora il giudizio e confidiamo che non sia dissimile, essendo noto il rigore e la mole di documenti ufficiali da cui hanno preso avvio e sostanza le inchieste giornalistiche che tanto hanno provocato dispiaceri a Giuseppe Chieco.

L'unico rammarico, sul piano squisitamente umano, è il coinvolgimento della consorte del Chieco che ha inteso personalmente scendere sul piano giudiziario diventando attore di una querela. Nulla commenteremo di questo procedimento che è tuttora pendente.

Invece, ci è obbligo informare che la querela della moglie del Procuratore Capo di Matera è stata trattata per anni dalla Procura di Matera che ha concluso l'iter delle indagini con una richiesta di rinvio a giudizio. Ovviamente, ma questo lo sapeva perfettamenteChieco ed anche il sostituto procuratore che questa improvvida richiesta firmò, la Procura di Matera era assolutamente incompetente nel trattare un procedimento penale in cui parte attrice era la moglie del Procuratore Capo di Matera. La cosa venne, immediatamente, rilevata dal Giudice dell'Udienza Preliminare che si "spogliò" del procedimento inviandolo per competenza a Catanzaro.

Quale messaggio si intende dare ad un indagato quando, in barba alla Legge e persino al buonsenso, si mettono in essere comportamenti palesemente e sfacciatamente illeciti?

Ecco, con questo interrogativo in mente, provate a leggere gli atti giudiziari che seguono; non certo per trovare la risposta che sicuramente avete già in mente, bensì per ottenere la documentazione probatoria di un sistema giudiziario affidato a persone che dovrebbero sì calcare le aule dei Tribunali ma, in alcuni casi, sedersi sul lato opposto rispetto al collegio giudicante.


domenica 25 gennaio 2015

Emilio Nicola Buccico e le molestie inesistenti

Emilio Nicola Bucicco si duole del fatto che sul marciapiede di una pubblica strada della città di Matera si sia incrociato con Nicola Piccenna, giornalista. Questi non gli ha rivolto la parola, nemmeno gli ha indirizzato gesti e attenzioni di sorta. Ma l'avvocato lamenta molestie inesistenti, come accerterà la Procura in seguito alla improvvida querela. Emerge dagli atti che l'infondata querela di Buccico produce un discreto carico di lavoro per gli uffici giudiziari della Procura di Matera che verbalizzano quattro interrogatori e tutti gli atti necessari all'apertura e archiviazione del fascicolo impegnando il Pubblico Ministero, il Giudice delle Indagini preliminari, Ufficiali di Polizia Giudiziaria, Cancellieri e ufficiali giudiziari. Tempi e costi che gravano sul sistema giudiziario per una querela che lamenta un fatto non costituente alcuna reato, come si legge nel testo della richiesta di archiviazione accolta dal GIP: "Infatti, il posizionarsi vicino ad una persona, in una pubblica via, senza peraltro infastidirla in altro modo, non pare comportamento penalmente rilevante".
L'avvocato Emilio Nicola Buccico certamente conosce la Legge Penale, perché presentare una querela per un fatto non penalmente rilevante?



Piccenna e la diffamazione che non c'è: Felicia Genovese

Proc. Pen. 1775/2006 RGNR Catanzaro: querelanti Genovese Felicia e Cannizzaro Michele


Procedimento sorto in seguito alla querela, per diffamazione a mezzo stampa, presentata il 9/5/2006 da Felicia Genovese (all'epoca sostituto procuratore in servizio presso la Procura Distrettuale Antimafia di Potenza) ed integrata dalla successiva querela del19/10/2006 a firma della stessa Genovese e di Michele Cannizzaro (all'epoca direttore generale dell'Azienda Ospedaliera "San Carlo" di Potenza), suo marito.
Gli articoli querelati erano stati pubblicati sul "Giornale della Sera" numero di aprile 2006: "Cuginanze Giudiziarie" e sul settimanale "Il Resto" del 23/9/2006 "Alla resa dei conti".
Dopo la conclusione delle indagini, 16/2/2007 a meno di 4 mesi dall'ultima querela, il PM a chiede il rinvio a giudizio per il giornalista ed il Direttore Responsabile.

Il 7/2/2008, il Giudice dell'Udienza Preliminare dichiara il non luogo a procedere perché il fatto non sussiste:"Ne consegue l'inconfigurabilità del reato contestato, in presenza di tutti i presupposti per l'applicabilità dell'esimente del legittimo esercizio del diritto di cronaca e di critica nei confronti dell'operato degli organi giudiziali (verità del fatto, continenza del linguaggio, interesse generale alla conoscenza della notizia, assenza di pretestuosi attacchi morali alla persona...".
La sentenza è irrevocabile!

2006-05-09_PP1775-Cz_prima_querela
2006-10-19_PP1775-Cz_seconda_querela
2007-02-16_PP1775-Cz_avviso_conclusione_indagini
2008-02-07_PP1775-Cz_sentenza_proscioglimento


Giornale della Sera (Aprile 2006): "Cuginanze Giudiziarie"

sabato 24 gennaio 2015

Piccenna bisogna fermarlo: Giuseppe Galante, Procuratore Capo a Potenza (anno 2007)

Il Quotidiano del 27/10/2007 - Pag. 11
"Piccenna bisogna fermarlo", così disse Giuseppe Galante (allora) Capo della Procura di Potenza parlando con Emilio Nicola Buccico ex consigliere del CSM, il 16 gennaio 2007. Buccico precisò: "gli ho fatto diciotto querele..." e Galante aggiunse: "io sono a sette-otto".

(clicca qui per ascoltare l'audio originale













 e leggi la trascrizione del colloquio)










Sono oltre 350 i procedimenti tra penali (parte a carico di Piccenna e parte in cui Piccenna è parte offesa) e disciplinari (a carico di magistrati) che avrebbero dovuto "fermare" Piccenna ma hanno avuto l'effetto di documentare lo stato dell'amministrazione della giustizia in Italia.

La pubblicazione sistematica degli atti, aiuterà a fornire materia di conoscenza e di studio a chi volesse approfondire un pezzo di storia contemporanea che cristallizza fatti, persone e istituzioni consentendo di passare dal "sentito dire" alla storia.

Buona Lettura



mercoledì 7 gennaio 2015

Il Presidente del Tribunale di Matera e la "parola magica"

Il regalo nella calza della Befana, infittisce il mistero.
Quindi, mi devi tenere contento” dice il Dr. Giacinto Calculli (dirigente del reparto di Cardiologia dell'ospedale “Madonna delle Grazie” di Matera), all'atto di pagare il conto della cena.
Hai detto la parola magica”, risponde il suo commensale Dr. Giuseppe Attimonelli Petraglione (Presidente del Tribunale di Matera).
Calculli: quindi, mi devi tenere contento! Attimonelli: Hai detto la parola magica!
 
La frase magica”, precisa il Dr. Calculli.
Calculli: La frase magica!
Questo lo scambio di cordialità che conclude il Tête-à-tête del 17 dicembre 2014 di cui avevamo dato conto nel post pubblicato su questo blog: http://toghelucane.blogspot.it/2014/12/il-presidente-del-tribunale-di-matera.html e ulteriormente precisato dopo poco: http://toghelucane.blogspot.it/2014/12/cena-col-presidente-del-tribunale-di.html.
Adesso la curiosità impone una domanda (anzi due): qual è la parolina magica (o la frase magica) che avrebbe detto il Dr. Calculli al Presidente Dr. Attimonelli Petraglione?
Cosa chiede perentoriamente (mi DEVI tenere contento!) il Dr. Calculli al Dr. Attimonelli Petraglione che la “parola magica” gli consente di ottenere?
Ovviamente, non interessano i fatti privati e gli scambi di regali che tra due commensali abituali qualsiasi sono usuali, occorre solo fugare le perplessità (il codice direbbe per motivi di opportunità) che possono sorgere visto il ruolo pubblico del Dr. Attimonelli Petraglione che si trova ad affrontare vicende giudiziarie che vedono il Dr. Calculli per il ruolo svolto in Ospedale, parte cointeressata per conto della Azienda Sanitaria Materana in alcuni processi e ricorsi trattati dal Tribunale di Matera.
Le paroline magiche sono sempre esistite, tutti ricordano quella di Alì Babà e del Mago Zurlì, ma che ce ne fosse una di Attimonelli Petraglione solo la Befana poteva darcene notizia documentata!