Il recente intervento dell'ex magistrato Luigi Apicella (Panorama 13.5.2010), completa o, se preferite, rende elementare un'analisi già formalizzata in diverse sedi. Era stato sospeso dalle funzioni di magistrato e dallo stipendio per decisione del CSM. La colpa quella di aver firmato un atto di perquisizione e sequestro a carico di alcuni magistrati di Catanzaro. “Solo” trasferiti e dichiarati inadatti al compito di Pubblico Ministero, Gabriella Nuzzi e Dionigio Verasani, i due Sostituti Procuratori che quell'atto l'avevano formulato. I tre magistrati stavano indagando su gravissime ipotesi di reato a carico di colleghi delle Procure (Ordinaria e Generale) della Repubblica di Catanzaro in concorso con alti gradi della politica e, avendo chiesto formalmente ed in più fiate l'accesso ad atti costituenti materia d'inchiesta senza riceverli, avevano proceduto come se l'uguaglianza di tutti i cittadini di fronte alla legge fosse reale e non una mera dichiarazione scritta su una decrepita carta costituzionale. Imperdonabile ingenuità subito deplorata da destra a manca. Persino il Presidente della Repubblica aveva fatto sentire la sua autorevole voce chiedendo di acquisire atti che non poteva (e non doveva) conoscere, salvo precisare che il suo pensiero era diverso. In queste vicende nessuno ammette mai di aver sbagliato, si limitano a precisare che sono gli altri a non aver interpretato correttamente. Sarà! Nemmeno l’abuso del contro-sequestro, atto giudiziario paradossale in cui gli indagati sequestravano il materiale che era stato loro appena sequestrato, nemmeno questo inqualificabile abuso faceva scattare un briciolo di dignità istituzionale tra gli alti “prelati” della religione dello Stato; lorsignori dell’uguaglianza davanti alla legge non ricordano nemmeno l’enunciato. Poi i diversi gradi del giudizio riesame e cassazione avevano confermato i decreti di perquisizione e sequestro firmati da Apicella, Nuzzi e Verasani nel silenzio inerte di CSM, ANM, Napolitano e Ministri vari. Trasferiti e sospesi per atti validi! Infine, i colleghi che ne avevano ereditato i copiosi faldoni in quel di Salerno con l’ultimo atto. Quella recentissima chiusura delle indagini in cui si confermano le gravissime ipotesi di reato a carico dei magistrati “perquisiti” avanzate da Apicella, Nuzzi e Verasani. Almeno adesso ci si sarebbe aspettata l’adozione di una qualche misura di ristoro, non solo delle scuse inutilmente invocate da pochi. Nulla! CSM, ANM, Procuratore della Cassazione, Ministro e Napolitano tacciono e fanno finta di guardare altrove. Ma anche Apicella sbaglia a buttarla in politica con la storia (vera) che chi indaga sulle toghe indegne schierate a sinistra paga prezzi alti. Dice il vero, Apicella, ma sbaglia l’approccio. Egli dovrebbe chiedersi come mai, assodato che il CSM ha determinato dolosamente lo smantellamento delle inchieste Why Not e Poseidone sottraendole al giudice naturale (Luigi de Magistris), i membri della suprema assise che governa la magistratura non siano ancora stati iscritti nel registro degli indagati per favoreggiamento di quella (supposta) associazione per delinquere ipotizzata dai PM di Salerno. Infatti risulta accertato che il trasferimento di Luigi de Magistris prima e quello di Luigi Apicella, Gabriella Nuzzi e Dionigio Verasani, poi, siano avvenuti in spregio alle evidenze probatorie ed ai diritti di difesa e, comunque, abbiano consentito la realizzazione del piano di parcellizzazione e conseguente smantellamento delle inchieste. Buttarla in politica non serve. Serve chiedere il rispetto del Codice di Procedura Penale e dell’obbligo costituzionale dell’azione penale. Anche da parte dei magistrati inquirenti che avendo ben chiara l'ipotesi criminosa non possono ignorare chi l'ha architettata (forse), tollerata (evidentemente) e favorita (con atti e decisioni esplicite). E, siccome la categoria della domanda non appartiene alla procedura penale, occorre ricorrere alla categoria della querela. Potrebbe farlo un qualsiasi cittadino, poiché il vulnus arrecato dal CSM, dal Presidente Napolitano, dall’on. Mancino non colpisce solo Apicella, Nuzzi, Verasani, Forleo, de Magistris ma colpisce tutti gli italiani e l’intero sistema giudiziario. Ma sarebbe un bel segno che a querelare fosse un magistrato, magari in pensione, così, tanto per non essere direttamente esposto a vendette terribili. Oppure, in alternativa, un gruppo di magistrati in servizio, non ne occorrono mille, ne basterebbero anche solo 3, chessò, con qualche ex oggi parlamentare europeo.
Nell'anno 2003 nasce l'inchiesta "Toghe Lucane". Duecentomila pagine che squarciano il velo sulla Lucania reale, quella dei centri di potere, della politica collegata con la magistratura. Luigi de Magistris, il PM che conduce le indagini e che viene allontanato prima che possa concluderle. Tutto archiviato, tranne l'evidenza storica che lascia un documento indelebile su uomini e cose della Lucania di oggi, proprio quella di cui questo blog, caparbiamente, continua ad occuparsi!
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Che schifo di paese... Mi auguro (la speranza e' l'ultima a morire) che venga fatta giustizia. Chissà che prima o poi qualcosa cambi...
RispondiEliminaSiamo in discesa libera
RispondiEliminaconnivenza e omertà al più alto livello delle cariche istituzionali...che poi sono gli stessi che, paradossalmente, si "prodigano" nel riaffermare che non si può prescindere dal rispetto della Costituzione...
RispondiEliminaVergogna!!!