Di fronte a certe facce e a certi crani si fatica a non riabilitare Cesare Lombroso. C’era proprio bisogno delle telefonate con Pasquale Lombardi (in arte “Pasquali’”) per trasferire il giudice Alfonso Marra (per gli amici “Fofò”)? Non bastava il suo riporto asfaltato a rastrelliera? Poi uno legge le sue dichiarazioni e capisce che, anche senza guardarlo o intercettarlo, bastava intervistarlo per capire tutto. Incontrando al bar un cronista di Libero, Marra s’è giustificato testualmente così: “Lombardi stava lingua in bocca con tutti”. Ma come parla il presidente della Corte d’appello di Milano, preferito mesi fa a un concorrente più titolato dal Csm dei Mancino e Carbone? “Quando iniziano a chiedere favori io li caccio – si vanta Marra – quando propongono sotterfugi, cose strane io dico: andatevene”. Cioè: qualcuno gli ha chiesto favori, sotterfugi e cose strane, cioè reati, e lui non ha mai sporto denuncia? Un altro giudice intercettato con la P3, Umberto Marconi, ammette candidamente sul Riformista l’amicizia con Ernesto Sica (quello del dossier anti-Caldoro) e col condannato Arcangelo Martino (quello che un anno fa confermò la balla di Berlusconi sul padre di Noemi autista di Bettino Craxi): “Una leggerezza… Sapevo che erano personaggi pericolosi, ho sopravvalutato le mie capacità di frequentarli senza venire coinvolto nei loro affari… Martino vantava aderenze a Roma, in particolare con Berlusconi. Per fare un favore a Sica lo chiamai per sincerarmi che potesse davvero fare qualcosa per Ernesto… A Roma c’è gente che mi vuol male: un parlamentare Pdl mi odia a morte, ha l’abitudine di distruggere chi gli fa del bene. Quando seppi che Mastella voleva candidarlo gli dissi: ‘Sei pazzo?’. Questa persona ha sempre avuto rapporti coi servizi…”. Possibile che un alto magistrato parli così? Possibile che il Csm non trovi di meglio che spostare questi soggetti da un posto all’altro per “incompatibilità ambientale”, anziché spedirli a casa? Marconi non è un quivis de populo: è stato per vent’anni capo della corrente Unicost, ai vertici dell’ Anm e addirittura nel Csm dove – a colpi di aderenze – ha sistemato centinaia di giudici e ora presiede la Corte d’appello di Salerno. Cioè: è la più alta autorità giudiziaria della città da cui il Csm dei Mancino e Carbone (ma anche di Napolitano) ha cacciato i pm Apicella, Verasani e Nuzzi perchè avevano osato scoprire che, a Catanzaro, c’era una cricca di magistrati corrotti che perseguitava De Magistris. Ora tutti si scandalizzano, si meravigliano, s’indignano. Pure il segretario dell’Anm Giuseppe Cascini: “Le indagini degli ultimi mesi dimostrano che esiste una questione morale grave e seria, da ultimo abbiamo visto che anche la magistratura e persino il Csm sono coinvolti in casi di inquinamento e malaffare”. Da ultimo? Cascini è lo stesso che non solo non difese, ma attaccò i tre pm salernitani perchè – orrore – avevano perquisito i colleghi calabresi inquisiti con un’ordinanza “troppo lunga”. Mai una parola sui colleghi calabresi inquisiti che il Csm dei Mancino e Carbone (ma anche di Napolitano) ha lasciato al loro posto. Nemmeno Caliendo e Martone erano dei passanti: sono stati addirittura presidenti dell’Anm, il sindacato delle toghe. Si saranno guastati “da ultimo” o sono sempre stati così? E che faceva la magistratura associata, a parte plaudire alla cacciata degli onesti? Miller e Gargani lavorano da anni al ministero cooptati dai vari Castelli, Mastella e Alfano, noti distruttori della Giustizia. Carbone era fino all’altro giorno (o forse è ancora) il candidato di Berlusconi alla presidenza della Consob. La malapolitica li premia per la cristallina indipendenza o per il motivo opposto? È un caso se Al Fano e Al Nano che han sempre insultato i migliori magistrati d’Italia ora difendono quelli del giro P3? Se i politici che frequentavano il pregiudicato Carboni non hanno alibi, ne hanno pochi anche i magistrati che ora cadono dal pero. Come i commentatori che seguitano a menarla con la separazione dei pm dai giudici anziché dei magistrati dai politici...
Nota del redattore: a chi non riesce a capire perché mi oppongo con tanta fermezza all’attuale andazzo italico insisto nel rispondere che non è per moralismo o legalitarismo o giustizialismo ma per semplice spirito di sopravvivenza o, se si vuole esser più crudi, per evidente egoismo dato che a scuola prima e sul lavoro poi sono stato indotto a fare cose bene e non a costruire finzioni o partecipare al gioco della vita con carte truccate; così mi ritrovo oggi a non poter, anche volendo, cambiare metodo, con l’aggravante che la criminologia e le scienze affini sono in palese contraddizione con ogni forma di alterata obiettivazione e mendace comunicazione della realtà e con tutte le i seducenti e suggestive modificazioni (illusorie ed ingannevoli, anche se al momento tranquillizzanti) delle corrette percezioni dei fatti, fino alla loro soppressione e scomparsa... [Prof. Cosimo Loré]
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