In redazione giungono decine di segnalazioni, esposti, intenzioni (ed a volte finanche) querele e, negli incontri seguiti alla pubblicazione del primo numero di questo settimanale, frequente arriva l'incitamento alla carica a testa bassa contro questo o quel maggiorente o (presunto) potente di turno. La sensazione che si prova, vi assicuro, è di mesto sconforto. Deve essere pressappoco quella del toro quando gli sventolano davanti la mantillas e si arrende al destino iniziando l'ultima carica dell'ultimo pomeriggio della sua vita. E forse un giorno ci arrenderemo e partiremo anche noi, incuranti delle banderillas, per l'ultima carica. Ma oggi no! Abbiamo ancora fiducia e sufficiente conforto negli amici e nella fede. Forse non siamo stati chiari, forse i più non vogliono capire, forse occorre dirlo e ripeterlo ancora: “questo è un giornale, non un tribunale o una questura”. Da noi si deve chiedere (pretendere) informazione, non giustizia. Noi possiamo (dobbiamo) criticare non emettere sentenze. Noi siamo abilitati ad indagare, non a processare. La giustizia, le sentenze, i processi, quelli li dovete pretendere dalle Procure, dai Giudici, dai Tribunali. Il giornale può esporre le vostre ragioni e non la vostra difesa, questa va concordata e pretesa dal vostro avvocato. Noi siamo solo giornalisti, non fateci compiere passi su terreni non nostri, non mandateci allo sbaraglio. Là dove saremmo trafitti dallo stiletto del matador professionista, fra gli applausi della folla che, ne siamo certi, vi vedrà spettatori (paganti ) e magari, infine, plaudenti anche se solo per pavidità. Pochi (ma buoni) fra coloro che ci testimoniano stima e condivisione hanno sottoscritto l'abbonamento o inviato concreto sostegno al giornale. Occorre prenderne atto ed attrezzarsi per resistere in un'impresa difficile ma irrinunciabile. Del resto sapevamo in partenza che non partivamo per una gita nei boschi. Non è ancora spuntata l'alba dell'ultima “tarde”, mantillas e claveles non fanno parte della nostra cultura. Noi preferiamo lancia e cavallo ed attendiamo che ci processino per questi, giacché le indagini sono terminate da 2 anni. (Il Direttore)
Celestina Gravina, Procuratore Capo a Matera
Irripetibili epiteti, giungono in redazione, con lettere rigorosamente anonime, all'indirizzo del nuovo Procuratore Capo presso il Tribunale di Matera: D.ssa Celestina Gravina. Non meritano (né potrebbero) avere alcuno spazio. Occorre, tuttavia, imporre un metodo di lavoro che introduca al corretto metro di giudizio. Lamentano, molti, che il nuovo procuratore abbia partecipato alla presentazione di un libro dell'On. Giuseppe Ayala circondata da relatori di un preciso schieramento politico (Pd) e rilanciano con l'imminente (prevista) presenza dell'alto magistrato fra i relatori, alla presentazione di un altro libro, con l'avv. Emilio Nicola Buccico. Le lagnanze sono costruite su presupposti di dietrologia complottista che affliggono la società materana in misura ancora maggiore, se possibile, di quanto non accada abitualmente nella penisola italica. Solo perché siederanno allo stesso tavolo per qualche ora, si sancirebbe un sodalizio che ripercorre la trista frequentazione fra Buccico ed il predecessore della D.ssa Gravina, il Dr. Giuseppe Chieco (ancora oggi alle attenzioni dei magistrati di Catanzaro, pendente l'opposizione all'archiviazione nel procedimento che vede i due indagati di associazione per delinquere finalizzata alla corruzione in atti giudiziari). Le persone si giudicano dai fatti e dagli atti che pongono in essere: mai nel computer personale della D.ssa Gravina troveremo il file originale di una denuncia querela dell'avv. Buccico (come accadde per il Dr. Chieco). Mai vedremo nei corridoi del Palazzo di Giustizia, l'avv. Buccico appoggiare la mano sulla spalla della D.ssa Gravina come suole fare (negli ultimi tempi più raramente) con alcuni magistrati. Mai accadrà che Buccico, un suo assistito e la D.ssa Gravina andranno dal GIP per discutere un dissequestro (come accadde con Chieco dal Gip Angelo Onorati). Mai Buccico potrà promettere alla D.ssa Gravina la nomina a consulente dell'antimafia in cambio di una mancata iscrizione nel registro degli indagati di un suo allievo (come accadde con la D.ssa Felicia Genovese a “protezione” dell'avv. Labriola). Sono solo alcuni dei fatti incredibili, gravissimi, esecrabili che hanno mostrato comportamenti disinvolti e censurabili tanto da meritare l'adozione di procedimenti disciplinari e l'avvio di indagini penali. Lasciamo lavorare in pace la D.ssa Celestina Gravina, ha la responsabilità di una Procura difficile ma anche la tempra e l'esperienza per fare bene. (di Nicola Piccenna)
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