“Quando nelle Università i docenti
tacquero sulle leggi razziali, si ebbe la certezza che gravi lutti
sarebbe costato il ripristino della democrazia”!
C'è da meravigliarsi che il sale sia
salato? Ed allora, perché tanta meraviglia che la Consulta si sia
inventata una Legge per coprire le telefonate tra l'imputato Nicola
Mancino ed il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano?
Sono alcuni anni, caro Direttore, che
assistiamo a questi ed anche a più gravi accadimenti in materia di
applicazione delle Leggi e di rispetto del principio costituzionale
dell'uguaglianza dei cittadini di fronte alla Legge. Tanto nei casi
in cui i cittadini siano oggetto di indagine, quanto in quelli in cui
indossino le opposte vesti di danneggiati da reati di cui sono o si
ritengono vittima.
Il sale, in tutti questi anni, ha
coinciso sempre con un principio non enunciabile quanto ineludibile:
sul rispetto della Legge, anche quella Costituzionale, prevale la
decisione delle corporazioni con ciò significando raggruppamenti a
volte esplicitamente istituzionalizzati: ANM, CSM, Ordini Forensi;
altre volte semplicemente dichiarati: l'area cattolica, gli onesti,
quelli dei valori; il più delle volte solo intuibili perché
confinati astutamente nel biasimato girone del complottismo. Come
quel giovane maiale in un allevamento intensivo del modenese che,
approssimandosi la stagione fredda, ebbe a confidare al suo vicino di
mangiatoia: “sai, mi hanno detto che siamo tutti destinati al
macello. Infatti ho notato che l'età media coincide con la nostra
età, nessuno di noi ha genitori in vita ed il cimitero dei maiali è
vuoto”. L'altro, grufolando nel mangime appena rinnovato e senza
smettere d'ingozzarsi, gli rispose biascicando: “Non dar retta a
nessuno, quelli sono i soliti complottisti. Ti pare che se volessero
ammazzarci ci darebbero da mangiare cinque volte al giorno”?
Quello che è più grave, poi, è che
il mondo accademico, gli studiosi del diritto non facciano sentire la
loro voce. Loro, non sono gli indagati ovvero gli imputati portatori
di un interesse personale da tutelare a pena di gravi rischi. Loro,
non sono i rappresentanti delle istituzioni di nomina politica o
presidenziale, chiamati a rendere conto al nominante di prebende e
carriere magari immeritate o semplicemente accelerate. Loro, non sono
coloro che avendo qualcosa di cui vergognarsi per cui soggiacere a
ricatti o minaccia di ricatto, giustificano alla propria coscienza
una penna svogliata o una atrofia cerebrale. Loro, in massima parte
almeno, sono gli uomini di scienza, di quella scienza che si dichiara
essere libera e protesa al vero. Nel caso specifico sono gli uomini
della scienza giuridica e giurisdizionale che dovrebbero difendere,
testimoniare e sviluppare. Se tacciono cotanti scienziati, oltre agli
avvocati, ai magistrati ed ai professionisti della materia, c'è da
temere il peggio poiché è lecito domandarsi quali allievi si
formeranno da simili maestri. Quale spirito potranno mai trasmettere
e quale insegnamento!
Abbiamo assistito ad atti giudiziari
illegittimi ed illegali oltre ogni minimo livello di decenza
giuridica e istituzionale. Su tutti ha taciuto il Presidente e,
quando non ha taciuto avrebbe fatto meglio a tacere. Alcuni
magistrati di Catanzaro, indagati e soggetti a perquisizione
personale, disponevano con atto a propria firma il sequestro di
quanto era stato loro sequestrato.
Alcuni magistrati di Matera,
sistematicamente, registravano le conversazioni del magistrato di
Catanzaro che indagava su di loro, arrivando persino a disporre
accertamenti di polizia giudiziaria sulle telefonate in entrata ed in
uscita dalla stanza d'albergo che quel magistrato utilizzò in
occasione delle perquisizioni a carico dei vertici della Procura e
del Tribunale di Matera. Un magistrato di Catanzaro ha smantellato i
faldoni di un'inchiesta dopo che era stato depositato l'atto di
chiusura delle indagini, trasformando anni di lavoro sistematico che
vedeva indagati e prossimi al rinvio a giudizio alti magistrati,
politici, massoni e membri delle forze dell'ordine in una poltiglia
informe degna della archiviazione. Abbiamo assistito alla stagione
delle Leggi e dei Decreti ad Personam, alcuni persino firmati dal
Quirinale. Cosa c'è da meravigliarsi che il Presidente pretenda ed
ottenga la distruzione delle conversazioni tra lui e un indagato nel
processo sui presunti accordi fra Stato e Mafia?
Anche persone di medio intelletto come
chi scrive, comprendono la grave assurdità di questi atti e delle
connesse decisioni. Forse esiste una “ragion di Stato” che a noi
sfugge? Una giustificazione che spinge i Supremi custodi della
Costituzione a violarla? Ma chi ha dato loro il potere di porsi al di
sopra della Costituzione e chi l'ha data al Presidente della
Repubblica?
Quello che sembra non comprendere la
gente comune e nemmeno quella meno comune è che il pronunciamento
della Consulta conferisce un potere enorme e incontrollato al
Pubblico Ministero, quello di distruggere a sua esclusiva discrezione
atti d'indagine. Immaginiamo che un terrorista internazionale
telefoni al Presidente della Repubblica (fra cent'anni) ed i due si
accordino per collocare una bomba sotto la poltrona del Presidente
del Consiglio. Immaginiamo che quel terrorista sia intercettato e che
la telefonata finisca dal PM. Immaginiamo che si tratti di un PM
pazzo, aderente ad una organizzazione segreta ostile al Presidente
del Consiglio. Secondo il parere della Consulta, pronunciato
cent'anni prima, il PM pazzo distruggerà il nastro o, quantomeno
dichiarerà di averlo distrutto (perché abbiamo detto che è pazzo e
non che è fesso!). Poi, dopo che la bomba avrà fatto quello per cui
è stata posizionata, quel PM andrà dal Presidente e dirà: “Stimato
Presidente, Le consiglio di darmi l'incarico di formare il Governo e
di spiegare ai partiti che occorre un governo tecnico, altrimenti
quel nastro...”. È solo fantascienza, naturalmente. Ma la Consulta
la rende una eventualità possibile concretamente con tutte le
migliaia di varianti che si possono immaginare e... temere.
Nicola
Piccenna
L'amico Maurizio Bolognetti, puntuale e preciso come sempre, mi segnala che furono tredici i docenti universitari che rifiutarono di giurare fedeltà al regime fascista e ne pagarono le conseguenze. Oggi, mi sembra, che nessuno abbia assunto posizioni in difesa del diritto e della costituzione e ne pagheremo le conseguenze!
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