L'aria
è quella di chi non ha complessi e la vita la tiene nel palmo di
una mano ed è una cosa buona: perché fossilizzarsi in schemi
predeterminati di scelte, abitudini e gesti. Una personalità che
sembrava foriera di libertà, rigore e determinazione nell'attività
istituzionale di Procuratore della Repubblica a Matera.
La relazione della Direzione Nazionale Antimafia ci lascia esterrefatti. La Procura di Matera sottovaluta il fenomeno malavitoso che interessa il suo interland e, cosa ancora più grave, non collabora adeguatamente con la Distrettuale Antimafia di Potenza.
Il Procuratore Capo presso la Procura della Repubblica di Matera. D.ssa Celestina Gravina |
La relazione della Direzione Nazionale Antimafia ci lascia esterrefatti. La Procura di Matera sottovaluta il fenomeno malavitoso che interessa il suo interland e, cosa ancora più grave, non collabora adeguatamente con la Distrettuale Antimafia di Potenza.
Nella
relazione annuale della Direzione Nazionale Antimafia si legge: "Area
Materana. La lapidaria relazione dei C.C. di Matera, sostanzialmente
conforme a quella degli altri organi di Polizia Giudiziaria; - in
assoluta coerenza con l’ostinato e pervicace rifiuto con la locale
Procura della Repubblica di affrontare i pur sospetti episodi di
estorsione; traffico di stupefacenti; atti di intimidazione; quali
“reati spia” di una potenziale presenza di criminalità di tipo
mafioso – nega l’esistenza nel territorio di qualsivoglia
attività criminosa riconducibile alla criminalità organizzata.
Particolare preoccupazione nel Materano, riveste il fenomeno
dell’usura, sulla quale sono state condotte importanti indagini;".
Ostinato
e pervicace rifiuto, parole pesanti di cui la Procura di Matera deve
rendere conto, prim'ancora che agli organi di vigilanza e controllo
ai cittadini Lucani e del materano in particolare. Per esempio, in
merito alle lodate indagini sull'usura di cui la DNA non conosce
alcuni aspetti inquietanti, andrebbe chiarito perché a fronte di
un'informativa del Nucleo di Matera della Guardia di Finanza che
individuava la sistematica applicazione di tassi usurai da parte
della Banca Popolare del Materano (che, per praticare quei tassi
esagerati ed illegali, aveva manomesso persino i controlli dei
programmi gestionali “PUMA-2”) il Sost. Proc. Annunziata Cazzetta
non abbia nemmeno aperto un procedimento penale oppure perché abbia
collocato l'informativa in un procedimento penale diverso e
posteriore a quello nel cui ambito era stata richiesta e formulata.
Sono molti ed articolati i fatti reato che la Procura di Matera con
ostinato e pervicace rifiuto ha ignorato e insabbiato negli ultimi
dieci anni. Così come capita quando i carabinieri del NAS chiedono
di sequestrare la discarica del signor Giovanni Castellano: il Sost.
Proc. Rosanna Defraia nega il sequestro. Poco tempo dopo, per le
medesime e gravissime ipotesi di reato, a sequestrare quella
discarica è la Procura Distrettuale Antimafia di Potenza. Cosa è
successo alla D.ssa Celestina Gravina che, dopo Giuseppe Chieco, è
arrivata a reggere questa piccola Procura della Repubblica? Un primo
segnale di “warning” era arrivato quanto aveva liquidato anni di
inchieste e documenti inquietanti sullo stato e le responsabilità
dell'ITREC di Rotondella, per inquinamento e stoccaggio di prodotti
radioattivi, come “chiacchiere da comari”. E qui, la D.ssa
Gravina si sbagliava di grosso perché il PM che aveva indagato sullo
stoccaggio del combustibile nucleare riprocessato, il Dr. Nicola
Maria Pace, non era persona superficiale o poco avveduta.
Sempre dalla relazione DNA, si legge: "...la Procura della Repubblica di Matera, le cui “difficoltà comunicative” con la DDA di Potenza e la riottosità ad attuare il Protocollo di intesa con questa stipulato, possono ben sintetizzarsi nella opposta valutazione del fenomeno “incendi...”
Sempre dalla relazione DNA, si legge: "...la Procura della Repubblica di Matera, le cui “difficoltà comunicative” con la DDA di Potenza e la riottosità ad attuare il Protocollo di intesa con questa stipulato, possono ben sintetizzarsi nella opposta valutazione del fenomeno “incendi...”
Ostinato
e pervicace rifiuto, difficoltà comunicative, riottosità, sono le
durissime parole con cui la DNA stigmatizza l'operato della Procura
della Repubblica di Matera. Cos'altro si dovrebbe dire per far
scattare un segnale di “allerta rosso” e la immediata
chiarificazione alla gente lucana sbigottita da queste notizie riprese fedelmente dal TG3 Regionale? La censura della
Direzione Nazionale Antimafia è un fatto gravissimo di cui
all'apertura dell'Anno Giudiziario ci si sarebbe aspettato qualche
cenno di spiegazione e chiarimento. Nulla, nel Distretto giudiziario
di Basilicata, sembra non ci sia altro da dire che statistiche e
accorpamenti di plessi giudiziari. Non resta che chiederne conto al
CSM, al Procuratore Generale di Potenza (responsabile della vigilanza
sulla Procura di Matera), alla Procura presso la Suprema Corte di
Cassazione ed al Ministro della Giustizia. Un testimone che rifiuta
di raccontare ciò che sa, è un testimone reticente. Una Procura che
non collabora con la Distrettuale Antimafia, anche se la chiamano
“difficoltà comunicativa”, come si valuta?
Forse è il caso che la D.ssa Celestina Gravina assuma decisioni conseguenti alla gravissima censura che ha ricevuto e, magari, visto che ci siamo, eviti gli avvocati che Le si avvicinano confidenzialmente dandole del tu, quando passa nei corridoi della Procura della Repubblica.
di spalle la D.ssa Celestina Gravina |
Forse è il caso che la D.ssa Celestina Gravina assuma decisioni conseguenti alla gravissima censura che ha ricevuto e, magari, visto che ci siamo, eviti gli avvocati che Le si avvicinano confidenzialmente dandole del tu, quando passa nei corridoi della Procura della Repubblica.
di
Nicola Piccenna
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