martedì 29 settembre 2009

Napolitano in Basilicata stringerà la mano delle massime autorità: molti sono indagati di associazione per delinquere finalizzata alla corruzione in atti giudiziari

Ill.mo Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano,
a pochi giorni dall'annunciata visita in Basilicata mi lasci esprimere, anche a nome di tanti lucani probi, il ringraziamento per la decisione di programmare questo viaggio istituzionale in una Regione d'Italia che ha sempre guardato con fiducia e apprezzamento all'impegno ed all'abnegazione con cui Ella svolge l'alto compito che la Costituzione ed il Parlamento le affidano.
Forse, ci piace pensare che questa decisione sia stata determinata anche dalle numerose istanze che negli ultimi due anni sono state indirizzate al Suo Alto Ufficio da singoli cittadini, da associazioni di categoria e, nel novembre 2008, da una nutrita assemblea di lucani tenutasi a Matera: circa seicento persone.
Molti si erano sfiduciati, non riconoscendo nelle brevi e apparentemente evasive risposte quell'impegno doveroso che si aspettavano dal massimo garante delle istituzioni repubblicane. Si sbagliavano, evidentemente, e fra qualche giorno ne avranno la conferma certa.
Avevano sottoposto, alla S.S. Ill.a, il grave disagio di chi assiste al progressivo sfaldarsi dell'autorevolezza del sistema giudiziario i cui vertici erano (e sono tuttora) coinvolti in procedimenti penali sottesi a gravissime ipotesi di reato: associazione per delinquere finalizzata alla corruzione in atti giudiziari, per una pluralità di situazioni, fatti e comportamenti che coinvolgevano il Procuratore Generale presso la Corte d'Appello di Potenza (Dr. Vincenzo Tufano), il Procuratore Capo presso il Tribunale di Matera (Dr. Giuseppe Chieco), il Sindaco di Matera (Avv. Emilio Nicola Buccico) e numerosi altri tra magistrati, componenti delle forze dell'ordine, parlamentari, politici regionali e amministratori locali.
Questo stato dei fatti, sul piano delle considerazioni di opportunità che, come si sa, sono poste a tutela degli indagati e non già ad anticipazione di condanna vigendo l'insuperabile presunzione di non colpevolezza, avrebbe postulato un allontanamento dai luoghi e dalle funzioni nell'esplicazione delle quali gli ipotizzati crimini sarebbero stati commessi. Per molto meno e con lodevole solerzia, il CSM, su sollecitazioni di varia fonte, aveva trasferito Luigi De Magistris e, poco dopo, Gabriella Nuzzi, Dionigio Verasani e Luigi Apicella (tutti sono risultati assolutamente estranei a condotte criminose ed hanno emesso provvedimenti confermati in tutti i gradi di giudizio). Fatti, nomi e circostanze che Sua Signoria Ill.ma ha ben conosciuto e seguito. Arrivando a chiedere gli atti quando ancora erano in corso le operazioni d'indagine e suscitando polemiche strumentali di chi pretendeva di far passare per indebita ingerenza quella che era la grande sensibilità istituzionale che da sempre contraddistingue il Suo operato. Se si aggiunge, cosa che al fine intuito giurisdizionale della Sua Signoria Illustrissima non sfugge, che la comunanza degli interessi in sede giudiziaria rendeva impossibile la credibilità del doveroso ed indispensabile ruolo di vigilanza del Procuratore Generale (Tufano) sul Procuratore Capo (Chieco); ecco appalesarsi in tutta la sua ineluttabilità l'urgenza del ripristino delle compatibilità funzionali, allontanando tanto il Chieco che il Tufano. Ebbene, Signor Presidente, il questo viaggio lucano, finalmente, avrà ben modo di esplicitare la Sua posizione e rimuovere il vulnus che pesa sulla credibilità dell'istituzione giudiziaria in Basilicata. La Sua sola presenza, verosimilmente accompagnata da quella degli indagati per gravissimi reati contro la pubblica amministrazione, tra cui l'associazione per delinquere finalizzata alla corruzione in atti giudiziari, potrà apparire come una vicinanza addirittura condizionante dei gradi di giudizio imminenti. Come potrà evitare di stringere la mano di quegli indagati che rivestono ruoli istituzionali? Quando i flash dei media la inquadreranno con Emilio Nicola Buccico, Giuseppe Chieco, Vincenzo Tufano, Gaetano Bonomi (Sost. Proc. Gen. a Potenza), Filippo Bubbico (Sen. Pd), Felicia Genovese (magistrato), Giuseppe Labriola (consigliere provinciale), Nicolino Lopatriello (sindaco di Policoro), Vito De Filippo (Governatore della Basilicata, nel suo caso l'associazione era ipotizzata come finalizzata alla truffa aggravata ai danni dello Stato), non correrà il rischio di ingenerare pettegolezzi, dicerie e maldicenze? Chi ben conosce l'alta sensibilità della S.S.Ill.ma, non dubita che queste considerazioni siano state già valutate ben prima di pianificare questo viaggio. E quindi, c'è da attendersi che interventi chiari ed espliciti anticipino e vanifichino ogni impropria strumentalizzazione da parte di quanti volessero usarla come scudo alle proprie responsabilità. Anche per questo, sin d'ora, La ringrazio personalmente anche a nome dei tanti che indubitabilmente condividono queste brevi osservazioni.
Deferenti Ossequi
Nicola Piccenna

2 commenti:

  1. Caro Piccenna, l'hanno informata che per tutti i personaggi che Lei ha nominato è stata richiesta l'archiviazione?

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  2. Caro anonimo,
    il fatto che sia stata chiesta l'archiviazione e che, come Lei ben sa, è stata proposta opposizione all'archiviazione, comporterà un "grado di giudizio" tutto da esperire. Un Giudice, cioè, dovrà decidere se accogliere la richiesta di archiviazione o rigettarla disponendo il rinvio coatto a giudizio ovvero ulteriori indagini. Le sembra corretto e segno di credibilità per il sistema giudiziario italiano che gli indagati per gravissimi reati si accompagnino in pubblico e persino a cena (Emilio Nicola Buccico e Vito De Filippo) con la massima autorità dello Stato nonché presidente del Supremo Organo di Autogoverno della Magistratura nell'imminenza di un così delicato giudizio? Non cambierebbe di una virgola se il PM avesse chiesto il rinvio a giudizio. Una cosa è la presunzione di non colpevolezza, altra cosa la presunzione d'impunità. Altra cosa ancora, l'opportunità di apparire terzi. Specie quando ad esserlo si fa fatica.

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