E' indubitabile che da destra e da manca si tenti di intimidire i giornalisti e gli editori con querele, risarcimenti miliardari e minacce di ogni genere; compresi i volgari ricatti. Persino fra colleghi giornalisti, fioccano i messaggi propri del "terrorismo mediatico" ed arrivano quasi sempre a segno.
Infatti, difficile ci appare comprendere di cosa si lamentino tanti giornalisti quando piangono sull'assenza della libertà di stampa. Piuttosto dovrebbero parlare della codardia (forse è un po' forte, ma rende l'idea) o del ricatto dei viveri: cui troppi soggiacciono. Come se si potesse combattere una guerra (quella dell'informazione, beninteso) pretendendo di non subire nemmeno una scalfittura.
Chiedetelo a Vulpio (al secolo Carlo, inviato del Corriere della Sera), che ha pubblicato quello che voleva e ne sta ancora pagando le conseguenze. Lo rifaresti? Ebbi a chiedergli qualche giorno dopo la "messa in castigo". Rispose subito: "certamente". Lo rifaresti? Gli ho chiesto qualche ora fa. "Certissimamente". La libertà di stampa è un concetto astruso, un sofisma, realtà virtuale utile a qualche trombone per giustificare qualche plus, e non fatemi dire altro. I giornalisti liberi, più in generale gli uomini liberi, sono una cosa concreta, tangibile, incontrabile per la strada, rara.
Piuttosto che tenere il broncio e gridare indignati nelle cosiddette "manifestazioni", scrivete della sentenza del Gip di Perugia (non luogo a procedere per De Magistris, Nuzzi, Verasani, Apicella ed altri quattro o cinque magistrati); scrivete dell'Avvocatura dello Stato che pretende di piegare la Corte Costituzionale alle "necessità" politiche del Governo (o del Governante) sul Lodo Alfano; scrivete dell'istanza firmata da 600 cittadini italiani a Matera (22 novembre 2008) che chiedevano al Presidente Napolitano la rimozione del Procuratore Capo di Matera (Giuseppe Chieco) e del Procuratore Generale di Potenza (Vincenzo Tufano). Scrivete, spiegate, documentate, pensate che qualcuno potrà impedire a Voi delle grandi testate nazionali quello che non è riuscito ad impedire ad una piccola testata come "Il Resto"? Temete quello che non temono nemmeno modesti giornalisti di provincia indagati, perquisiti ed intercettati da anni (impunemente) dalla Procura di Matera?
Non pretendo pubblica ammenda e nemmeno celebrazioni solenni, almeno un po' di rossore, un briciolo di vergogna, un accenno di coraggio e dignità, dignità quanto basta!
Nicola Piccenna, giornalista pubblicista tessera n. 120256 (Basilicata)
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