Io so ed anche voi sapete. Forse dite di non sapere per paura, oppure perché siete parte del gioco e vi ritenete dalla parte giusta. Forse siete davvero in buona fede e credete di non sapere; in questo caso mi scuso sin da ora. Eh sì, perché dopo aver letto queste poche righe, perderete anche la scusa della “buona fede” e vi renderete conto di essere stati troppo ingenui, di aver creduto alle favole. Beata incoscienza!
Ebbene, il patto fra lo Stato e la Mafia esiste, è operativo, è provato che esiste come è provato che è operativo. Anzi, aggiungo, la Mafia (probabilmente) non è nemmeno quel male assoluto che ci paventano dinanzi coloro che il patto lo conoscono e lo rispettano. La Mafia non è l’Antistato ma è l’Altro Stato. La Mafia è un crocevia di poteri e potentati, cui estranea non è certamente la Massoneria; che non è estranea nemmeno allo Stato Italiano, quello ufficiale. Uno Stato nello Stato anzi, meglio, uno Stato a fianco di un altro Stato. Uno Stato che ha raccolto i diritti del Regno delle Due Sicilie come contropartita della depredazione delle ricchezze del Re sconfitto di cui si appropriò la corona savoiarda, cioè lo Stato Italiano o Regno d’Italia che dir si voglia. Avendole lasciato solo i diritti, cioè la sovranità sui territori del mezzogiorno, è stato gioco forza consentire alla Mafia di ricavare i mezzi, cioè i denari di cui gli Stati hanno bisogno per organizzarsi e amministrare. Quando gli Stati sono ufficiali, le chiamano tasse, nel caso della Mafia lo chiamano “pizzo”. Ma siamo lì. Ed ora eccovi le prove che non mi ha preso un colpo di sole.
Cito solo quelle più recenti e, per alcuni versi, più note:
Prendiamo l’omicidio del Dr. Paolo Borsellino e della sua scorta. Il comando elettronico che ha fatto esplodere il tritolo è partito dal castello che era sede dei “servizi”. Deviati, dicono alcuni. Fedeli, dico io. E lo dice anche Bruno Contrada, uomo dei “servizi”. Condannato al carcere con sentenza definitiva ma proclamatosi sempre innocente anzi, di più, fedele servitore dello Stato. E probabilmente è vero. Fedele ad uno Stato che aveva (ha) in essere patti con un altro Stato e che vedeva nel giudice Borsellino una turbativa a questi patti. Ecco perché deve scomparire l’agenda rossa del magistrato, ecco perché l’ufficiale che prende la borsa del Dr. Borsellino, racconta una serie di gravi inesattezze ma viene assolto ugualmente. Dice che era presente il giudice tizio, ma Tizio non c’era. Dice che era di turno il magistrato Caio. Ma anche Caio non c’era. Se l’agenda rossa fosse o meno in quella borsa, nessuno lo può provare. Ma che l’ufficiale abbia mentito sui magistrati è certo. E allora, perché non dovrebbe rispondere di queste fallaci dichiarazioni? Semplice, perché è un fedele servitore dello Stato; di uno Stato che vuole così.
Prendiamo la vicenda delle Logge massoniche che condizionano la Suprema Corte di Cassazione. Tutto è stato scoperto, e qualcosa è persino stato pubblicato (pochi giorni, ma sono bastati per sapere). Qualcuno è intervenuto? Qualche magistrato della Suprema Corte ha pagato? Qualche Presidente della Repubblica ha fatto sentire il suo alto afflato istituzionale? Silenzio, oblìo, nascondimento, immobilismo. Tutto fermo ed imperturbabile, come se fosse venuto a galla che S.E. l’On. Giorgio Napolitano ha un callo sull’alluce destro. Come se si trattasse di fatti personali che l’interessato (giustamente) decide di tenere per sé, senza tediare i cittadini ignari.
E prendiamo, in ultimo, “Toghe Lucane”. Emerge che il Procuratore Generale presso la Corte d’Appello di Potenza (S.E. Dr. Vincenzo Tufano) è indagato per il reato di “associazione per delinquere finalizzata alla corruzione in atti giudiziari”. Ipotesi di correità anche per il Procuratore Capo di Matera (Dr. Giuseppe Chieco). Emerge che i due, insieme con alcuni alti magistrati di Catanzaro, hanno brigato per delegittimare il PM che li indagava (Dr. Luigi de Magistris). Tutto questo produce una nuova indagine incardinata presso la Procura della Repubblica di Salerno di cui i magistrati, con atti secretati, relazionano alla commissione disciplinare del CSM. Nonostante tutto ciò, il Dr. De Magistris viene trasferito d’ufficio ed i due presunti associati, di cui il primo istituzionalmente vigila sull’operato del secondo, restano al loro posto. È credibile che il Dr. Tufano possa vigilare sull’operato del Dr. Chieco, quando insieme devono difendersi dall’ipotesi di essere associati per delinquere con finalità di corruzione in atti giudiziari? Suvvia, anche un normale cittadino fabbro, idraulico, falegname o lavavetri capisce che l’incompatibilità è palese. Eppure nessuno parla! O quasi, se si considerano due associazioni di avvocati della Lucania che sole hanno sollevato la questione al CSM. Mentre, possiamo dire con certezza, nessuno risponde!
Potremmo parlare ancora a lungo, i misteri d’Italia sono tantissimi. Ma, fateci caso, tutti si spiegano ipotizzando che il patto scellerato fra Stato Italiano e Stato Parallelo (mafioso, massonico o “potentatico” che sia) esista e sia operativo.
L’unica cosa che non riusciamo a spiegarci è perché il patto non viene reso pubblico. Perché si ritiene che alcuni giornalisti, giudici avvocati e normali cittadini possano esserne edotti mentre la maggior parte no. Perché si consente ai secondi di rischiare la vita operando contro la volontà di quello stesso Stato che ritengono (non sapendo) di dover proteggere. Perché si consente che fedeli servitori dello Stato cui il “patto” è noto, combattano contro altrettanto fedeli servitori dello Stato che ne ignorano esistenza e contenuto. Perché si ritiene che alcuni possano capire, comprendere e condividere mentre altri no. Perché tanti lutti e tanto dolore, quando potremmo tutti essere servi fedeli di uno Stato o dell’Altro Stato, vivendo d’amore e d’accordo?
Io so, scrisse Pasolini, ma non ho le prove. Adesso noi tutti sappiamo, e le prove sono sotto i nostri occhi, sono nella storia stessa di queste due nazioni che formalmente sono l’Italia.
Se qualcuno ha spiegazioni più esaurienti, ben venga. Ma ad oggi, questa è l’unica.
Ebbene, il patto fra lo Stato e la Mafia esiste, è operativo, è provato che esiste come è provato che è operativo. Anzi, aggiungo, la Mafia (probabilmente) non è nemmeno quel male assoluto che ci paventano dinanzi coloro che il patto lo conoscono e lo rispettano. La Mafia non è l’Antistato ma è l’Altro Stato. La Mafia è un crocevia di poteri e potentati, cui estranea non è certamente la Massoneria; che non è estranea nemmeno allo Stato Italiano, quello ufficiale. Uno Stato nello Stato anzi, meglio, uno Stato a fianco di un altro Stato. Uno Stato che ha raccolto i diritti del Regno delle Due Sicilie come contropartita della depredazione delle ricchezze del Re sconfitto di cui si appropriò la corona savoiarda, cioè lo Stato Italiano o Regno d’Italia che dir si voglia. Avendole lasciato solo i diritti, cioè la sovranità sui territori del mezzogiorno, è stato gioco forza consentire alla Mafia di ricavare i mezzi, cioè i denari di cui gli Stati hanno bisogno per organizzarsi e amministrare. Quando gli Stati sono ufficiali, le chiamano tasse, nel caso della Mafia lo chiamano “pizzo”. Ma siamo lì. Ed ora eccovi le prove che non mi ha preso un colpo di sole.
Cito solo quelle più recenti e, per alcuni versi, più note:
Prendiamo l’omicidio del Dr. Paolo Borsellino e della sua scorta. Il comando elettronico che ha fatto esplodere il tritolo è partito dal castello che era sede dei “servizi”. Deviati, dicono alcuni. Fedeli, dico io. E lo dice anche Bruno Contrada, uomo dei “servizi”. Condannato al carcere con sentenza definitiva ma proclamatosi sempre innocente anzi, di più, fedele servitore dello Stato. E probabilmente è vero. Fedele ad uno Stato che aveva (ha) in essere patti con un altro Stato e che vedeva nel giudice Borsellino una turbativa a questi patti. Ecco perché deve scomparire l’agenda rossa del magistrato, ecco perché l’ufficiale che prende la borsa del Dr. Borsellino, racconta una serie di gravi inesattezze ma viene assolto ugualmente. Dice che era presente il giudice tizio, ma Tizio non c’era. Dice che era di turno il magistrato Caio. Ma anche Caio non c’era. Se l’agenda rossa fosse o meno in quella borsa, nessuno lo può provare. Ma che l’ufficiale abbia mentito sui magistrati è certo. E allora, perché non dovrebbe rispondere di queste fallaci dichiarazioni? Semplice, perché è un fedele servitore dello Stato; di uno Stato che vuole così.
Prendiamo la vicenda delle Logge massoniche che condizionano la Suprema Corte di Cassazione. Tutto è stato scoperto, e qualcosa è persino stato pubblicato (pochi giorni, ma sono bastati per sapere). Qualcuno è intervenuto? Qualche magistrato della Suprema Corte ha pagato? Qualche Presidente della Repubblica ha fatto sentire il suo alto afflato istituzionale? Silenzio, oblìo, nascondimento, immobilismo. Tutto fermo ed imperturbabile, come se fosse venuto a galla che S.E. l’On. Giorgio Napolitano ha un callo sull’alluce destro. Come se si trattasse di fatti personali che l’interessato (giustamente) decide di tenere per sé, senza tediare i cittadini ignari.
E prendiamo, in ultimo, “Toghe Lucane”. Emerge che il Procuratore Generale presso la Corte d’Appello di Potenza (S.E. Dr. Vincenzo Tufano) è indagato per il reato di “associazione per delinquere finalizzata alla corruzione in atti giudiziari”. Ipotesi di correità anche per il Procuratore Capo di Matera (Dr. Giuseppe Chieco). Emerge che i due, insieme con alcuni alti magistrati di Catanzaro, hanno brigato per delegittimare il PM che li indagava (Dr. Luigi de Magistris). Tutto questo produce una nuova indagine incardinata presso la Procura della Repubblica di Salerno di cui i magistrati, con atti secretati, relazionano alla commissione disciplinare del CSM. Nonostante tutto ciò, il Dr. De Magistris viene trasferito d’ufficio ed i due presunti associati, di cui il primo istituzionalmente vigila sull’operato del secondo, restano al loro posto. È credibile che il Dr. Tufano possa vigilare sull’operato del Dr. Chieco, quando insieme devono difendersi dall’ipotesi di essere associati per delinquere con finalità di corruzione in atti giudiziari? Suvvia, anche un normale cittadino fabbro, idraulico, falegname o lavavetri capisce che l’incompatibilità è palese. Eppure nessuno parla! O quasi, se si considerano due associazioni di avvocati della Lucania che sole hanno sollevato la questione al CSM. Mentre, possiamo dire con certezza, nessuno risponde!
Potremmo parlare ancora a lungo, i misteri d’Italia sono tantissimi. Ma, fateci caso, tutti si spiegano ipotizzando che il patto scellerato fra Stato Italiano e Stato Parallelo (mafioso, massonico o “potentatico” che sia) esista e sia operativo.
L’unica cosa che non riusciamo a spiegarci è perché il patto non viene reso pubblico. Perché si ritiene che alcuni giornalisti, giudici avvocati e normali cittadini possano esserne edotti mentre la maggior parte no. Perché si consente ai secondi di rischiare la vita operando contro la volontà di quello stesso Stato che ritengono (non sapendo) di dover proteggere. Perché si consente che fedeli servitori dello Stato cui il “patto” è noto, combattano contro altrettanto fedeli servitori dello Stato che ne ignorano esistenza e contenuto. Perché si ritiene che alcuni possano capire, comprendere e condividere mentre altri no. Perché tanti lutti e tanto dolore, quando potremmo tutti essere servi fedeli di uno Stato o dell’Altro Stato, vivendo d’amore e d’accordo?
Io so, scrisse Pasolini, ma non ho le prove. Adesso noi tutti sappiamo, e le prove sono sotto i nostri occhi, sono nella storia stessa di queste due nazioni che formalmente sono l’Italia.
Se qualcuno ha spiegazioni più esaurienti, ben venga. Ma ad oggi, questa è l’unica.
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p.s. Chiedo scusa alle migliaia di parenti delle vittime di Mafia, o meglio di quei poteri occulti che hanno realizzato il "patto" e lo difendono. Forse l'ironia o il sarcasmo appaiono irrispettosi del loro dolore. Dire che sono morti invano, per non aver capito da che parte stava lo Stato, è poco rispettoso dell'alto sacrificio con cui i loro cari hanno concluso la propria vita. Assicuro a loro ed a tutti la mia profonda riconoscenza per queste testimonianze di moralità e fedeltà al "bene comune" e la partecipazione a quel dolore irriferibile che loro avvertono e che li rende veri martiri della libertà.
Bellissimo intervento.
RispondiEliminaLetto e divulgato
Grazie.
RispondiEliminaE' sempre molto interessante leggerla. Mi sono permesso di portare questa riflessione sul mio blog, dicendo di averla tratta da qui. Spero non le dispiaccia.
Giuseppe, da Bari
emerge una vena di sconforto.
RispondiEliminaE' comprensibile ma solo continuando a parlare si potrà smuovere qualche coscienza.
Se anche solo una, sarà comunque utle per rinnovarsi nel coraggio e nella forza.
complimenti
VELLETRI (Roma) - Considerare la mafia come "antistato" e' un grossolano errore. Perche' talvolta e' dentro lo Stato, connivente con il potere. Lo ha affermato il procuratore nazionale antimafia, Piero Grasso, intervenendo alla cerimonia di inaugurazione dell'istituto superiore di tecniche investigative dell'Arma dei Carabinieri. "Cosa nostra, pur avendo sempre avuto interessi propri - ha aggiunto Grasso - e' stata contemporaneamente, in alcuni casi, portatrice di interessi altrui. In tantissime occasioni dall'esterno hanno armato la sua mano". (Agr)
RispondiEliminaBeh! Se qualcuno aveva ancora dei dubbi, adesso c'è l'imprimatur del Procuratore Nazionale Antimafia. Solo una precisazione: la Mafia non è l'anti-Stato ma non è nemmeno dentro lo Stato; è un Altro Stato. Se non si parte da questa evidenza, non ha senso tentare di combatterla. Mentre, se si parte da questa evidenza, non c'è motivo per combatterla. A meno che lo Stato Italiano non dichiari una guerra, il che sembra improbabile visti i rapporti di buon vicinato esistenti.
RispondiEliminaPerchè lo Stato è riuscito a combattere e battere il terrorismo e non è in grado di battere la mafia?
RispondiEliminaOvvio, proprio per i rapporti di buon vicinato esistenti......
RispondiEliminaMicrospie in Procura: trasferito pm Cutroneo in Calabria, su richiesta di Angelino Alfano, anche per le sue documentate frequentazioni con gente poco raccomandabile.
RispondiEliminaMa da noi, che si aspetta?
Un giornale potentino da tempo cerca di accreditare versioni alternative, verità altre e dà voce all'altra campana. Che ne pensa? Ci sono manovratori occulti ?
RispondiEliminaCara Velena,
RispondiEliminanon conosco giornali a Potenza. Al massimo qualche giornalista (non piú di tre).
Se avrai la pazienza di leggere gli atti giudiziari (www.ilresto.info - "atti giudiziari"), scoprirai che non si tratta di avere un´opinione ma di avere notizie. E la notizie il "giornale di Potenza", invece che fornirle, le pensa. E´ un´altra cosa.
Nicola Piccenna
cell. 333.9089153
Sono entrate in campo forze ambigue a rimestare le acque, andare fino in fondo in questa storia per una persona comune che voglia conoscere la verità mi sembra un’impresa impossibile…Ci stiamo provando … Lo sa che la foto di de Magistris che compare nella civetta di prima pagina che rimanda all’articolo firmato nel suddetto giornale è la stessa che si trova nella testata di un delirante sito anonimo contro de Magistris nel quale l’utente si imbatte cercando “Il resto” ? Le foto sono anche virate entrambe come sovraesposte… curiosa coincidenza .
RispondiEliminaGrande Nicola Piccenna,
RispondiEliminaleggo solo oggi questo tuo scritto, inclusa la parte finale evidenziata! Se solo sapessi scrivere, nessuno riuscirebbe a persuadermi dal non esserne io l'autore!
Un Caro ed affettuoso Saluto bartolo
Ho letto tutti i commenti:
RispondiEliminaGrazie di esistere, è questo il Blog che mi mancava!
bartoloiamonte@libero.it
Non ho “spiegazioni più esaurienti”, ma ad integrazione di quanto ho letto, solleciterei un approfondimento su un mio vecchio ricordo di memoria, 10 o 20 anni fa, apparso nella stampa come un lampo e subito sparito: i cosiddetti “Circoli di Qualità” (o qualcosa di simile) molto esclusivi, dei quali faceva parte anche il defunto avv. Agnelli.
RispondiEliminaOggi sono capitato qui per caso seguendo il calvario di De Magistris.
Molto interessante!
Maieutica2