domenica 4 ottobre 2009

"ce faranno un ber discorso su la Pace e sul Lavoro pe’ quer popolo cojone..."

C'è chi distribuisce salamelecchi a piene mani e chi aggettivi qualificativi. Siffatti "tipi umani" complicano la comprensione dei fatti lasciando spazio alle polemiche strumentali cui assistiamo in queste ore (vedi il "caso Di Pietro" relativamente alle accuse di viltà indirizzate al Presidente Napolitano). Il risultato, se non proprio l'obiettivo, è distrarre, distogliere da quanto accade e da "chi decide cosa".
Veniamo ai fatti, gli aggettivi ciascun ne metta a piacimento.
Il Presidente Napolitano rimbrotta un cittadino di Lagonegro (Basilicata) che gli chiedeva di non firmare la Legge sullo "Scudo Fiscale". Sostiene il Presidente che, se non firmasse, la norma tornerebbe in Parlamento dove verrebbe riapprovata e quindi sarebbe (Napolitano) comunque costretto a firmare a "stretto giro". "Una lezione di diritto costituzionale", l'ha battezzata un giornalista che pare lavori in Basilicata. In pratica, dice Napolitano che la sua firma è una formalità, un atto dovuto e ineluttabile. La domanda sorge spontanea: a cosa serve? Se un atto è dovuto ed ineluttabile, perché perdere tempo? Si potrebbe modificare la Costituzione e prevedere che per promulgare una Legge occorra solo il timbro della Presidenza della Repubblica; dotare il capo del governo di siffatto prodotto autoinchiostrante e, di conseguenza, accelerare l'iter parlamentare che già è abbastanza lungo e farraginoso. Invece, signor Presidente, non è così. Non ancora! La Sua firma garantisce il "controllo di costituzionalità" delle Leggi e la mancata firma diventa un problema serio, molto serio. Con questo non s'intende sostenere le ragioni di chi avrebbe gradito che il Presidente non firmasse, semplicemente si vuole chiarire che firmando si è assunto una responsabilità. Ha effettuato una valutazione. Ha espresso un giudizio. Tutto assolutamente rispettabile, ma sono responsabilità, precise e sottoscritte responsabilità. Come quelle che Napolitano assunse ai tempi della Primavera di Praga e di cui, correttamente, ha fatto pubblicamente ammenda. Come quella che si è assunto promulgando il Lodo Alfano e di cui sarà chiamato a fare ammenda se la Corte Costituzionale dovesse dichiararne l'incostituzionalità. Ma saranno davvero liberi e scevri da illazioni i giudici che il 6 ottobre esprimeranno questo giudizio? Potranno mai esserlo, dopo l'inusitata intromissione degli interessi governativi che l'avvocatura dello Stato ha ficcato come parte integrante del giudizio di costituzionalità? Poi, il Presidente Napolitano, sempre in quel di Rionero, ha espresso un chiaro giudizio sulla classe politica della Basilicata. Rientra nelle prerogative del Capo dello Stato e nei suoi compiti dare il voto agli amministratori locali? Certamente fa parte della libertà di espressione del proprio pensiero. Napolitano pensa che i maggiorenti lucani della politica e dell'amministrazione siano un concentrato di virtù e li indica come esempio urbi et orbi. Forse ignora, monsieur le President, che fino a qualche mese fa il governatore lucano, Vito De Filippo, non sapeva quanto petrolio si estrae dal sottosuolo di Basilicata e quali controlli vengano effettuati su dette estrazioni. Nemmeno mostra di sapere che tutta la valle del Basento è inquinata della chimica degli anni 60/80. Non fa cenno alla commistione d'interessi che porta la TOTAL e distribuire commesse in cambio di tangenti e posti lavoro che vengono poi venduti a padri umiliati e questuanti. Ignora che un deposito di materiali radioattivi scarica in mare l'acqua di raffreddamento delle barre di combustibile atomico esausto, a Rotondella, a 1500 metri dalla spiaggia frequentata dal popolo lucano (e non). Mostra di non sapere che l'amianto della Materit e quello della Ferbona e quello... hanno mietuto decine di vittime ed altre decine ne mieteranno nei prossimi anni. E non credo conosca molte altre questioncelle che fanno della Basilicata una luogo poco salubre e meno ancora gradevole proprio per la presenza di quella osannata "classe dirigente". Però s'inalbera, Napolitano, e reagisce stizzito dispensando lezioni di non so più cosa. Viene in mente Trilussa:

E riuniti fra de loro
senza l’ombra d’un rimorso,
ce faranno un ber discorso
su la Pace e sul Lavoro
pe’ quer popolo cojone
risparmiato dar cannone!

4 commenti:

  1. Bravissimo Nicola, hai descritto in maniera molto efficace l'umiliante trattamento che il Presidente Napolitano ha riservato la popolo lucano "cojone".
    Un doppio fischio a Napolitano !

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  2. Ma come pensiamo di poter ottenere qualcosa da persone come Napolitano?
    Qui, per cambiare le cose, ci vuole ben altro...

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  3. Vede, caro "anonimo", quelle che Lei chiama "le cose" non le chiediamo a Napolitano ma al Presidente della Repubblica. L'On. Giorgio Napolitano non lo ignora di certo!

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  4. http://www.youtube.com/watch?v=05MHxcIWpoE

    Guardatelo con il cuore!

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