Quando il Consorzio Anthill decise di concorrere per una licenza di telefonia mobile (UMTS) destabilizzò i piani di chi aveva pianificato tutto (o quasi) per raggiungere il controllo totale dell'Italia. Non tutti i protagonisti dell'epoca (in buona parte ancora in sella) si resero conto della vera posta in palio. C'erano quelli che puntavano a qualche munifica regalia, essendo in ballo migliaia di miliardi, e gli altri (pochi) che sapevano di giocare una partita fondamentale per realizzare il disegno massonico deviato che fu del Gran Maestro Licio Gelli, alias P2. I documenti ufficiali della "gara del secolo"; i ricorsi giudiziari del Consorzio Anthill; la vendita e lo smembramento della compagnia telefonica Blu; l'inchiesta su inquietanti aspetti delle vicende di Anthill, condotta da Henry John Woodcook ancora pendente presso la Procura di Roma (di cui nessuno parla, con evidenze di pregio sulla vicenda "Telekom Serbia"); la vendita delle quote societarie della Blu da Berlusconi a British Telecom ed il cavallo di ritorno delle quote dell'inglese Marconi alla genovese Finmeccanica; il fallimento del Consorzio Anthill e l'inchiesta "Toghe Lucane"; raccontano un unico disegno che oggi si disvela come una bella giornata serena dopo un mattino pieno di nebbia. Vediamo di iniziare a raccontare con qualche aiuto da colleghi e blogger indipendenti. (Filippo de Lubac)
De Magistris, Bruni e Genchi: intelligence telefonica e caccia alla nuova P2 ma la politica…si ribella (Salerno, 12 novembre 2007. Crotone, 10 dicembre 2009)
Due date e due città del Sud che poco o niente diranno ai più. E allora, attraverso alcuni nomi, vi aggiungo un terzo indizio per ricostruire una storia che, vedrete, troverete interessante: Luigi De Magistris, Pierpaolo Bruni, Salvatore Cirafici, Luciano Tavaroli, Marco Mancini, Gioacchino Genchi.
Servito l’aiuto? No?
E allora vi aggiungo un quarto elemento: servizi segreti, intercettazioni telefoniche, ordini delle Procure e, soprattutto, compagnie telefoniche.
Riuscite a collegare e mettere in rete questi elementi? No? E allora vi aggiungo l’ultimo tassello: nuova P2.
Degli ultimi sviluppi di questa storia si è occupato, nella Rete, Emilio Grimaldi (www.emiliogrimaldi.blogspot.com).
Degli ultimi sviluppi di questa storia, finora, si è occupato sulla carta stampata con puntiglio solo “Il Fatto Quotidiano” con servizi di Antonio Massari e Marco Lillo che, a mio avviso, si sono però limitati a raccontare gli eventi, mancando di mettere in fila due inchieste diverse e, soprattutto, il collante e l’obiettivo delle due inchieste. Bene, il collante è lo Stato deviato e la massoneria deviata. L’obiettivo dei pm: dimostrare che la nuova P2 (dieci volte più potente della mai svelata P2 di Licio Gelli) controlla e governa il cuore dello Stato dall’interno, vale a dire dalla possibilità di acquisire e gestire in ogni modo informazioni riservate e, di conseguenza, manovrare economia e politica connivente.
Si sa – però – che nei media (che, spesso, governano) è praticamente impossibile parlare di massoneria. Ma qui non si sta parlando di massoneria, ma di massoneria deviata. Neppure di questo si può parlare? Evidentemente no, se è vero, come è vero, che non solo non se ne occupano molti colleghi politicamente schierati ma neppure i pasdaran del diritto catodico Michele Santoro e Marco Travaglio. Chissà perché.
Questa è la trama delle inchieste di De Magistris. Questo è quanto – partendo da una normale inchiesta su un comitato di affari che ruota intorno a un polo energetico crotonese – sta affermando Bruni, il magistrato pac-man che se ne fotte di tutto e di tutti e prova a sbranare cosche e settori deviati dello Stato e della massoneria. Per questo la sua vita è a rischio e per questo è stato isolato dalla politica, da molti suoi stessi colleghi e dal ministero della Giustizia. Alla faccia della lotta alla mafia!
Un ultimo inciso: a isolare Bruni sono innanzitutto la politica e la magistratura calabrese di cui, salvo eccezioni, io mi fiderei quanto può fidarsi un domatore cieco di fronte a una tigre del bengala appena trasferita dalla giungla nella gabbia.
IL GRANDE OCCHIO (simbolo della Massoneria) E IL GRANDE ORECCHIO (strumento della massoneria deviata)
Credo che ormai anche i sassi sappiano che De Magistris stesse provando a dimostrare – prima di essere fermato – che una nuova cupola politico-giudiziario-massonico-mafiosa governa (partendo dalla Calabria) miliardi provenienti dalla Ue e miliardi di finanziamenti pubblici. Un “Grande Occhio” che, per farla breve, secondo De Magistris vive (e vuole crescere) all’interno dello Stato. Di questa cupola farebbero parte uomini e aziende che, nell’ordine, lavorano o lavoreranno proprio per conto dello Stato nella digitalizzazione degli archivi informatici della Giustizia, della Guardia di Finanza, delle pubbliche amministrazioni, delle Procure e delle Direzioni antimafia.
Grande Occhio ma non solo. A questo “mostro” si aggiunge anche un “Grande Orecchio” che vive, sempre secondo l’accusa dell’ex pm ora eurodeputato, di tentativi di infiltrare aziende e uomini che attraverso il business e il controllo delle intercettazioni telefoniche e ambientale hanno impensabili carte da giocare sul tavolo del potere politico, economico e finanziario (si vedano in archivio i miei post del 9, 11 e 14 febbraio 2009 e sul Sole-24 Ore le mie inchieste del 10 dicembre 2008 e del 25 gennaio 2009).
La stessa cupola che, con la cosiddetta inchiesta Turbogas, sta svelando Bruni che, non a caso, accusa diversi imprenditori, professionisti, politici e magistrati di partecipare a una loggia massonica “la cui finalità occulta è quella di porre in essere condotte dirette a interferire sull’esercizio delle pubbliche amministrazioni anche giudiziarie…” (si veda in archivio il mio post del 23 luglio 2009). Guarda caso, molti nomi si ripetono nelle due inchieste. Delle due l’una: o De Magistris e Bruni sono due pazzi o ci vedono bene. Decidete voi. Io aggiungo elementi alla vostra valutazione.
SALERNO, 12 NOVEMBRE 2007
Quel giorno il bel fighettone europarlamentare dell’Italia dei Valori ha così dichiarato ai magistrati di Salerno che gli chiedevano conto di relazioni depositate all’interno dell’inchiesta Why Not (pagina 345 dell’ordinanza): “…a esempio questa cosa qua molto interessante su Salvatore Cirafici, ex appartenente all’Arma dei Carabinieri, responsabile Wind delle intercettazioni, che abbiamo avuto difficoltà enormi ad arrivare all’identificazone di Cirafici, perché quando ha scritto Genchi alla Wind chiedendo di chi era una certa utenza la Wind
ha detto “questa è un’utenza che non esiste”, Genchi ha scritto un’altra volta “Guardi che a noi risulta”, la Wind ha detto “Non esiste”, poi ho fatto io una lettera alla Wind ed è uscito fuori che l’intestazione era Salvatori Cirafici, responsabile Wind rapporti con l’autorità giudiziaria. Quindi questo è il circuito nel quale noi stavamo in questi mesi lavorando…”.
Il nome di Cirafici (che ha sempre negato qualunque coinvolgimento e che intanto, a quanto risulta, è stato appena “congelato” da Wind) riemerge qua e là nelle carte di Salerno (a esempio annotano i magistrati sui contatti dell’uomo Wind a pag. 253: “…Cirafici con l'utenza di telefonia di base ed i cellulari di Luigi Bisignani - riguardano i suoi numerosi e circolari rapporti telefonici con utenze qià nella disponibilità di Fabio Ghioni, Luciano Tavaroli. Marco Mancini, Tiziano Casali, Filippo Grasso e del giornalista Luca Fazzo, dei guai è stato accertato in sede cautelare il coinvolgimento in vicende spionistiche, fino ad ora limitate al gruppo Telecom. A questi si aggiungono gli ulteriori contatti di Salvatore Cirafici con Fabio Ortolani e con il Gen. Walter Cretella Lombardo - che potrebbero avere una qualche attinenza operativa - oltre ai rapporti con i cellulari della Global Media srl {0335xxxxx) e di Lorenzo Cesa [0335xxxxx) e con quelli di altri politici, che poca attinenza paiono avere con le esigenze operative riservate alle funzioni esercitate da Salvatore Cirafici, anche con riguardo alle indagini che diverse Procure italiane hanno eseguito e stanno eseguendo sulla Global Media srl r0335xxxxxxx e sul deputato Lorenzo Cesa [0335xxxxxx) la cui utenza cellulare intestata all'Udc - è stata rilevata in diversi traffici telefonici pregressi e, in ultimo, nelle memorie della Sim Gsm sequestrata al Gen. Walter Cretella Lombardo, con l'annotazione «Cesa2»…).
Alt. Fermiamoci un attimo. Avrete notato che compaiono anche i nomi di Marco Mancini (ex numero due del Sismi) e Luciano Tavaroli, entrambi indagati nell’affaire Telecom-Sismi e relativi dossier. Telecom e Wind, due compagnie telefoniche. Più la comparsa del Sismi (Servizio per l’informazione e la sicurezza militare). Più una conoscenza circolare tra Cirafici e Tavaroli. E Fabio Ghioni che, traggo testualmente dal suo sito è: “esperto a livello mondiale in sicurezza e tecnologie non convenzionali, consulente strategico per diversi organismi governativi e internazionali, Fabio Ghioni è anche scrittore, saggista e conferenziere”. Insomma tutti colleghi di settori vitali che entrano nel cuore di ogni conoscenza.
COMPARE GENCHI
Negli atti di Salerno, pagina 261, si legge quanto segue.
Gioacchino Genchi il 25 luglio 2007 consegna alla Procura di Catanzaro, di cui era consulente, anticipazioni della relazione n.12 nella quale, tra le altre cose scrive: “ … Forse non è chiaro per i non addetti ai lavori ma Salvatore Cirafici è il capo della struttura che sostanzialmente si occupa della gestione di tutte le richieste di intercettazioni telefoniche, accertamenti e tabulati, inviate alla Wind da tutte le Autorità Giudiziarie italiane. Non esiste acquisizione di tabulati, richiesta di intercettazioni, accertamenti anagrafici ed attività acquisitive in vario modo dirette alla Wind da qualunque Autorità Giudiziaria italiana, che non venga portata a conoscenza della struttura aziendale diretta da Cirafici. Invero, negli anni in cui il consulente (Genchi, nda) ha disimpegnato la sua attività, non ha mai avuto modo di nutrire sospetti di sorta sul conto del Cirafici, né di nessuno dei suoi dipendenti tecnici. I rapporti con la struttura di intelligence della Wind sono stati sempre improntati alla massima correttezza e riservatezza ed il consulente (Genchi, nda) ha sempre ricevuto un qualificato e puntuale ausilio, anche in indagini assai complesse e riservate, nel tempo svolte per conto di varie Autorità Giudiziarie italiane”.
CROTONE, 12 DICEMBRE 2009: IL PM BRUNI
Ed eccoci al nostro pac-man Bruni che, ve la faccio breve, nell’ambito dell’inchiesta Turbogas arresta e spedisce ai domiciliari Cirafici che (tra le altre cose) avrebbe avvertito un suo amico, il maggiore Enrico Maria Grazioli – si badi bene: fino a pochi mesi prima delle intercettazioni era Comandante del Nucleo investigativo del comando provinciale dei Carabinieri di Catanzaro, non della sperduta compagnia di Roccacannuccia e con compiti che non sono certo di guardiania alla stazione – di intercettazioni telefoniche a suo carico nell’ambito di un diverso procedimento penale.
Cirafici è indagato da Bruni proprio perché, come abbiamo visto sopra, era responsabile (ora “congelato”) di Wind per la gestione delle richieste di intercettazioni telefoniche avanzate dalle varie Procure italiane e di questo ruolo abusava.
Ma c’è di più nelle accuse di Bruni. Così come accadde a De Magistris, anche Bruni scopre che la richiesta fatta dalla sua Procura alla Wind su un’utenza viene rubricata dalla stessa compagnia telefonica come utenza inattiva. Come inattiva?!, si inalbera Bruni, ma cvibbio, se la stiamo intercettando? Bruni – tra mille difficoltà che non vi racconto – scopre poi che l’utenza era proprio di Cirafici.
Non solo. Bruni ricostruisce che il maggiore Grazioli si era occupato delle inchieste Why Not e Poseidone con De Magistris, con il quale a leggere le carte, non sembra ci fosse gran feeling. Lavorava dunque insieme a Genchi, ciascuno per la propria parte.
Chi va, per obbligatorie vie istituzionali, a Palermo nella casa-studio di Genchi per comunicargli la revoca dell’incarico di consulente della Procura di Catanzaro affidatogli dal fighettone De Magistris e cancellata da Dolcino Favi? Grazioli.
Nelle carte di Bruni si trovano accuse (da provare, ripetiamo sempre) e intercettazioni telefoniche spettacolari: Cirafici, amico intimo e da anni di Grazioli, avrebbe interceduto presso il generale della Guardia di Finanza Paolo Poletti (che abbiamo ritrovato nell’inchiesta Why Not e che, secondo la ricostruzione di De Magistris era in strettissimi rapporti circolari con molti indagati, a partire da Antonio Saladino, nonché con altri generali della Gdf come Walter Cretella Lombardo, comandante della Scuola di polizia tributaria).
Poletti, che non è indagato, già Capo di Stato maggiore della Gdf e vicedirettore operativo dell’Agenzia di informazione e sicurezza interna (Aisi, ex Sisde) sarebbe stato contattato da Cirafici per far ottenere all’amico Grazioli l’agognato ingresso nei servizi segreti di informazione. Il cuore del cuore dello Stato.
Va specificato che Cirafici – che secondo la ricostruzione di Bruni chiederà al maggiore Grazioli anche di far sparire alcune schede Wind aziendali che aveva ricevuto - è un ex ufficiale superiore dell’Arma dei Carabinieri e che, per quanto lui stesso ha dichiarato al pm Bruni, che per non sapere né leggere né scrivere, lo verbalizza, vanta moltissime amicizie altolocate. Quella di Poletti innanzitutto. Amicizie coltivate nei suoi passaggi professionale alla Direzione investigativa antimafia (Dia), Alto Commissariato antimafia (oggi scomparso) e Criminalpol. Tutte arterie che irrorano il cuore dello Stato.
GENCHI: CHI HA PAURA DI GIOACCHINO?
Anche le poiane della Lomellina sanno ormai che Genchi era consulente di De Magistris. Per dare un’idea di quale fosse la paura degli indagati nei confronti di questo super-consulente delle Procure, leggete qui cosa dichiara Grazioli (che, a quanto pare, sta collaborando attivamente con Bruni) al pm il 30 ottobre 2009 (vale a dire poche settimane fa). Riporto testualmente“… nel corso dell’incontro del 28 settembre, fu il Cirafici a sollecitarmi di comprendere su cosa vertesse il procedimento di cui alla richiesta di intestatario, in particolare mi sollecitava di informarmi se il dottore Bruni, che lui sapeva essere titolare del procedimento penale in questione, avesse avanzato la richiesta quale Sostituto della Procura di Crotone, ovvero quale Sostituto applicato alla Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro. Non solo, voleva altresì sapere se il Genchi fosse consulente tecnico di Bruni nell’ambito del presente procedimento penale.”
Piccolo particolare: ma vi rendete conto, cari lettori, che c’è chi accusa Genchi di essere il burattinaio del Grande Fratello italiano grazie alla mole di lavoro e alle informazioni acquisite nel corso degli anni? Anche qui delle due l’una: o Genchi è davvero il burattinaio del Grande Fratello (o Grande Muratore?) e allora ci troviamo di fronte a uno scontro tra poteri occulti oppure è uno dei pezzi di quello Stato onesto che dà la caccia a chi cerca di avvelenare il cuore dello Stato e le sue arterie vitali. Tertium non datur.
BRUNI: dicono di lui
Intercettato dalla Procura di Crotone il 1° ottobre alle 19.24 in una telefonata di 5 minuti e 29 secondi con una tal Maria Paola che le chiede verosimilmente conto di come procede l’iter per il suo incarico presso i servizi segreti, Grazioli – che a quanto si apprende dalla lettura dell’ordinanza a pagina 52 teme anche e molto per la sua incolumità fisica - risponde cosi: “ma eh, sono qua adesso stiamo vedendo è ... è passato tutto praticamente in maniera positiva, l'unica cosa che mi tiene diciamo così in standby ma parziale perchè è passato tutto è quello stronzo per il quale poi martedì sono stato convocato”.
Lo stronzo che lo ha convocato, secondo Bruni è…proprio Bruni stesso. Ma via sior Grazioli non si dovrebbero dire certe cose di pac-man! Averne di stronzi così anche nei giornali, nella Gdf, nei Carabinieri, nel Parlamento e nelle Istituzioni tutte!
CICCHITTO FURIOSO
Ora, lettori curiosi come delfini, vi chiederete: ma sto cacchio di Genchi è davvero consulente della Procura di Crotone?
Certo che lo è diventato. Ora non sta certo a me giudicare questa scelta. Io registro fatti. Punto.
E’ un fatto che Genchi sia indagato per abuso d’ufficio e violazione della privacy nell’ambito delle attività svolte. E’ un fatto che si attende la decisione della Procura della Repubblica di Roma: rinvio a giudizio o archiviazione.
E’ un fatto è che a scagliarsi per primo contro questa nomina è stato, con una puntuale dichiarazione alle agenzie di stampa, Fabrizio Cicchitto, presidente dei deputati del Pdl. Ecco ciò che ha registrato il Corriere della Sera il 10 dicembre a pagina 22: “Incredibile che Genchi ritorni in piena attività dopo che si è accertato di quanti telefoni si è occupato nel passato, dall’antimafia all’ambasciata americana, a quelli del ministero dell’Interno, ai servizi segreti. Qualcuno ci deve spiegare in modo convincente e serio come è possibile che un appartenente alla Polizia di Stato abbia potuto per molti anni avere come attività del tutto privata quella di essere proprietario e gestore di una società specializzata nella rivelazione dei tracciati telefonici”.
Ed è fantastico il titolo di Libero del 12 dicembre: “Nessuno è sicuro! I pm riassumono lo spione Genchi”. A oggi, ore 9 del 20 dicembre 2009, sul sito online del giornale diretto da Maurizio Belpietro non c‘è nessun commento a questo articolo.
Mi verrebbe voglia di lasciarne uno, anzi due. Anzi tre.
Il primo, storico: “Fabrizio Cicchitto, fascicolo n.945, tessera P2 2232, data di iscrizione 12 dicembre 1980”.
Il secondo, qualunquista: “Mi chiamo Roberto Galullo, sono un cittadino italiano e non ho paura alcuna di essere intercettato. Sono una persona pulita e onesta. Che mi intercettino anche quando dormo. Io mi sento sicuro. Anzi se mi intercettano mi sento ancor più sicuro!”.
Magari anche un terzo messaggio, utopistico: “Ma quante coincidenze e quanti intrecci tra le due inchieste di De Magistris e Bruni tra gli stessi identici protagonisti: massoneria, servizi segreti, uomini dello Stato, politici, compagnie telefoniche”. E aggiungerei: “Indagate cari magistrati, indagate, scavate fino in fondo e siate liberi di provare e riscontare quello che affermate, ponete sul tavolo le vostre accuse. Andate dritti al cuore dello Stato e fatelo pulsare, se le vostre accuse sono provate, prima che qualcun altro lo fermi per sempre”.
Viva l’Italia e Buone Feste
roberto.galullo@lsole24ore.com
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