Non siamo Stato noi: le domande sull'Itrec di Rotondella a cui lo Stato deve rispondere (mentre Bubbico non può farlo)
Nel centro Enea-Itrec di Rotondella (Mt) vi sono materiali radioattivi. Dichiaratamente: Uranio 235 arricchito oltre il 90%, Torio, tracce infinitesimali di Plutonio. Poi, vi è del combustibile irraggiato, molto radioattivo (emette i penetranti raggi gamma), 64 "barre" e una parte di combustibile irraggiato già lavorato secondo le finalità originarie (dichiarate) dell'Itrec (acronimo di Impianto di Trattamento e Rifabbricazione Elementi di Combustibile). In pratica, si sarebbero dovute estrarre, dal combustibile nucleare "esausto", le sostanze radioattive ancora utilizzabili per (ri)fabbricare nuovi elementi di combustibile nucleare da utilizzare nelle centrali attive. Il materiale giunse a Rotondella proveniente dalla centrale nucleare di Elk River negli Stati Uniti d'America che operava con una miscela di Uranio e Torio, tali erano le barre che Itrec avrebbe (ri)costruito.
Peccato che quanto entrò in funzione tutta questa giostra, la tecnologia Uranio-Torio era già stata abbandonata in tutto il mondo e la centrale di Elk River era stata chiusa e, da lì a poco, sarebbe stata smantellata e l'area su cui sorgeva completamente bonificata. A vederla oggi su internet, sembra il paradiso terrestre.
Comunque, Itrec lavorò, partendo dalle prime 20 barre: sminuzzate, sciolte in acido nitrico ad altissima concentrazione, centrifugate. Ottenendo quelle che ci spiegano come le tre fasi liquide: residui ad altissima (radio)attività; residui a bassa attività; miscela uranio-torio da separare per ottenere i prodotti "pregiati" da destinare al nuovo combustibile.
Ma, come si era detto, nessuno più voleva combustibile uranio-torio e le cose rimasero ferme. Ferme si fa per dire, poiché quando si ha a che fare con i materiali radioattivi, il concetto di fermo non esiste. E, da quarant'anni, i tecnici dell'Enea, ma anche dell'Itrec, ma anche della Sogin SpA (società controllata dal Tesoro) badano che tutto sia tenuto sotto controllo, raffreddato, conservato in modo da evitare o quantomeno ridurre i rischi per l'ambiente ed i danni per la popolazione.
Evitare non è stato possibile, qualcosa è uscito, qualcosa è stato reso noto, qualcosa è trapelato. Insomma gli incidenti non sono mancati. A giocare col fuoco, prima o poi ci si scotta.
Dai dati ufficiali diffusi dalla Sogin, emerge che altri 18,15 Kg di uranio 235 arricchito al 91% si trovavano all'interno dell'Itrec al 31.12.2012. Certamente giunti dagli Stati Uniti negli anni 70, così conferma l'attuale responsabile del centro Itrec, Dr. Edoardo Petagna.
Il 29 luglio scorso, un trasporto supersegreto, ha trasferito poco più di un chilogrammo di uranio 235 arricchito al 91% negli Stati Uniti passando per l'Aeroporto Militare di Gioia del Colle (Ba), lo afferma un comunicato della Sogin S.p.A. Più generiche le dichiarazioni rese dalla politica e dal Governo, ma la sostanza, la verità ufficiale è questa. Il viceministro all'Interno, Filippo Bubbico, ha dichiarato che si tratta di uno dei viaggi concordati con gli Stati Uniti d'America e che porteranno al progressivo svuotamento del centro Itrec con contestuale restituzione ai legittimi proprietari di quelle sostanze pericolose: 64 barre residue; miscela uranio-torio in acido nitrico; uranio 235 arricchito e (si spera) anche le centinaia di "barili" di materiali inquinati da radioattività "prodotti" dalla gestione di quell'ospite sgradito e scomodo giunto da Elk River.
Nessuno ha prodotto evidenza di quell'accordo, mentre tutti i documenti accessibili comprese delicate corrispondenze tra il Governo Italiano e l'ambasciatore Statunitense Dr. Spogli, affermano il contrario.
Sorge subito una domanda: Perché si parte restituendo 1 Kg di
Uranio 235, il cui valore commerciale supera abbondantemente i tre
milioni di euro e non dalle 64 barre + 20 disciolte che ci costa
mantenere al prezzo venale di diversi milioni di euro all'anno, per
non parlare dei rischi per la salute di intere comunità?
Bubbico ha affermato che esiste un programma concordato di
restituzioni, aggiungendo che la notizia del trasporto (avvenuto con
dispiegamento di uomini e mezzi stile "Apocalipse Now")
avrebbe turbato gli americani al punto da rendere probabile una loro
rinuncia agli impegni di reimportazione del materiale radioattivo.
Ebbene, dalle informazioni acquisite durante una visita presso il
Centro Itrec, si apprende che mancano i contenitori per
"stivare" le 64 barre residue e non è stata effettuata la
cementificazione delle 20 barre "lavorate parzialmente".
Queste due operazioni sono preliminari e propedeutiche alla stipula
di accordi di sorta, giacché, le norme internazionali che regolano
questi delicati trasporti, prevedono che questi possano essere
assunti solo quando il "materiale" è impacchettato e
pronto per il trasporto. Bubbico, vorrà precisare qualcosa?
Diversamente, sembrerebbe che Bubbico abbia voluto scaricare sui
giornalisti il fallimento di un accordo mai stipulato, seminando
sentimenti di odio e disinformazione forieri di pericolo anche per
l'incolumità personale. Stai a vedere che dopo quarant'anni, la
politica negligente e neghittosa (ad esser buoni) attribuisce la
mancata “partenza” del materiale radioattivo a di due sfortunati
giornalisti che vedono partire su strada pubblica (ed arrivare da
strada pubblica) un corteo “nucleare” ed informano i cittadini,
cioè fanno il loro mestiere/dovere.
Ora, gli Stati Uniti di combustibile esausto ed irraggiato, ne
custodiscono centinaia se non migliaia di barre. Sono dotati di un
sito unico nazionale di stoccaggio e numerosi siti di passaggio e/o
stoccaggio intermedi, cosa costerebbe aggiungere le 64 barre
dell'Itrec di Rotondella?
E, dulcis in fundo, la domanda che non spiega ma lascia capire
molto: è notizia ufficiale che nell'Itrec di Rotondella vi sono
(erano) 18,15 Kg di Uranio 235 e tutto il resto, perché il trasporto
ed i documenti di questa ed altre vicende legate all'Itrec sono
coperti da “segreto di Stao”? Perché notizie sensibili, perché
se un terrorista... Non è così, da Saluggia (Vc), il 12 marzo
scorso, è partito un intero treno di barre di combustibile
irraggiato. Si conosceva con molto anticipo cosa sarebbe avvenuto,
quello che si trasportava, quale percorso avrebbe seguito e la
destinazione finale (Francia). Lì non c'era segreto di Stato, non
c'erano terroristi appostati, non c'era allarme per la popolazione.
Lì c'era uno Stato trasparente che rispetta i suoi cittadini e non
ha nulla da nascondere. Qui al Sud, lo Stato è rappresentato da un
tale Bubbico e suoi degni compari, espressione di abitanti sudditi
abituati a pietire col cappello in mano anche i diritti fondamentali
e inalienabili garantiti dalla Costituzione Repubblicana.
di Nicola Piccenna
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