(ASCA) - Roma, 29 gen - ''Apprendiamo dai quotidiani che con straordinario tempismo il Tribunale del Riesame di Napoli, estensore dottor Luigi De Magistris, ha inteso depositare le motivazioni dell'ordinanza che ha negato la scarcerazione ad Alfredo Romeo proprio all'antivigilia dell'audizione dello stesso De Magistris presso il Copasir in merito al cosiddetto 'archivio Genchi'. La circostanza non puo' passare inosservata, dal momento che l'atto firmato dal dottor De Magistris, ripreso oggi con ampio risalto dagli organi di stampa, si sofferma diffusamente e arbitrariamente sul senatore Francesco Rutelli, che del Copasir e' presidente. Di fronte a quello che ha tutte le sembianze di un tentativo di intimidazione, al presidente Rutelli va tutta la nostra solidarieta' personale e istituzionale''. Lo dichiarano in una nota congiunta Giuseppe Esposito, vicepresidente del Copasir, Fabrizio Cicchitto e Gaetano Quagliariello, componenti del Copasir.
Citiamo l’agenzia ASCA perché ci sembra utile documentare il totale degrado istituzionale cui vengono piegate le funzioni parlamentari. I firmatari della comunicazione contestano persino i pronunciamenti collegiali (tre magistrati) del Tribunale del Riesame di Napoli. Secondo i parlamentari, i giudici avrebbero posto in essere “un tentativo d’intimidazione” per il contenuto ed il tempismo. Ormai è chiaro che la politica ha deciso di controllare la magistratura e, in attesa di adeguare la legislazione a questo nuovo stato delle cose, si esercita fornendoci un’anticipazione del regime che incombe. Un regime in cui i giudici vengono a loro volta giudicati dai politici che esprimono per la sentenza del Tribunale un giudizio politico e mediatico. Criticano persino la tempestività (“straordinario tempismo”) del deposito delle motivazioni. Così che il signor Alfredo Romeo, sospettato di intrattenere rapporti collusivi con diversi parlamentari di maggioranza ed opposizione, non avrebbe dovuto conoscere le motivazioni per cui i giudici del Tribunale del Riesame hanno deciso che debba restare in carcere. Perché? Perché nella sentenza si parla di un parlamentare, tale Francesco Rutelli, che potrebbe essere imbarazzato nello svolgere le sue alte funzioni di presidente del Copasir (Comitato Parlamentare per la Sicurezza della Repubblica). Ma, se Rutelli è imbarazzato a causa dell’inchiesta giudiziaria in cui emergono gravissime ipotesi di reato, non sarebbe il caso che si dimettesse dall’alta carica ricoperta, lasciando il posto ad un parlamentare estraneo a queste vicende e perciò più sereno? Anche perché, lor signori trascurano, Alfredo Romeo ha diritto di sapere perché resta in carcere e, ove lo ritenesse, proporre ricorso in cassazione per essere scarcerato. Ed ha diritto di saperlo il prima possibile, vista la scomoda situazione in cui versa, e non quando Rutelli sarà sereno e non avrà impegni istituzionali “imbarazzanti”, cosa che potrebbe accadere anche fra quattro o cinque anni. È inutile, gli ex (?) piduisti restano convinti che le istituzioni vadano controllate e non rispettate.
Franco Venerabile
Citiamo l’agenzia ASCA perché ci sembra utile documentare il totale degrado istituzionale cui vengono piegate le funzioni parlamentari. I firmatari della comunicazione contestano persino i pronunciamenti collegiali (tre magistrati) del Tribunale del Riesame di Napoli. Secondo i parlamentari, i giudici avrebbero posto in essere “un tentativo d’intimidazione” per il contenuto ed il tempismo. Ormai è chiaro che la politica ha deciso di controllare la magistratura e, in attesa di adeguare la legislazione a questo nuovo stato delle cose, si esercita fornendoci un’anticipazione del regime che incombe. Un regime in cui i giudici vengono a loro volta giudicati dai politici che esprimono per la sentenza del Tribunale un giudizio politico e mediatico. Criticano persino la tempestività (“straordinario tempismo”) del deposito delle motivazioni. Così che il signor Alfredo Romeo, sospettato di intrattenere rapporti collusivi con diversi parlamentari di maggioranza ed opposizione, non avrebbe dovuto conoscere le motivazioni per cui i giudici del Tribunale del Riesame hanno deciso che debba restare in carcere. Perché? Perché nella sentenza si parla di un parlamentare, tale Francesco Rutelli, che potrebbe essere imbarazzato nello svolgere le sue alte funzioni di presidente del Copasir (Comitato Parlamentare per la Sicurezza della Repubblica). Ma, se Rutelli è imbarazzato a causa dell’inchiesta giudiziaria in cui emergono gravissime ipotesi di reato, non sarebbe il caso che si dimettesse dall’alta carica ricoperta, lasciando il posto ad un parlamentare estraneo a queste vicende e perciò più sereno? Anche perché, lor signori trascurano, Alfredo Romeo ha diritto di sapere perché resta in carcere e, ove lo ritenesse, proporre ricorso in cassazione per essere scarcerato. Ed ha diritto di saperlo il prima possibile, vista la scomoda situazione in cui versa, e non quando Rutelli sarà sereno e non avrà impegni istituzionali “imbarazzanti”, cosa che potrebbe accadere anche fra quattro o cinque anni. È inutile, gli ex (?) piduisti restano convinti che le istituzioni vadano controllate e non rispettate.
Franco Venerabile
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