Ormai è diventato uno sport, deprecare l’operato della magistratura è come praticare il tiro al bersaglio. Non è importante cosa tirargli addosso, l’importante è lanciare e, possibilmente, abbattere. L’unica attenzione da osservare è la scelta del magistrato da colpire. Non si tratta di un pogrom contro i magistrati ma di un’attenta opera di eugenetica giudiziaria, bisogna eliminare quei magistrati che sono diversi da un certo “standard”. Si tratta di lotta senza quartiere e, ad essere minimamente attenti, senza giustificazioni giuridiche. Ma proprio questo aspetto è il più inquietante. Assistiamo allibiti alla presa di posizione feroce di (gran) parte dei politici contro i magistrati che hanno prima incarcerato e poi scarcerato il sindaco di Pescara. Tutto secondo il pedissequo rispetto del codice di procedura penale e con motivazioni ampiamente esplicitate. Prima, su richiesta del Pubblico Ministero (PM), il Giudice per le Indagini Preliminari (GIP) ha accolto la richiesta di custodia in carcere poiché, visto il grave quadro indiziario, il sindaco permanendo nel suo ufficio di pubblico amministratore, avrebbe potuto “inquinare le prove”. Successivamente, in sede di “riesame”, lo stesso magistrato (GIP) prendendo atto delle dimissioni da sindaco e, quindi, dall’ufficio presso cui aveva ipoteticamente commesso i reati contestati dal PM, ha rimesso in libertà il cittadino xyz perché era cessato il rischio (la possibilità) di inquinare le prove. Cosa c’è di più lineare e corretto di questo ragionamento giurisdizionale? Secondo i fulmini e le saette scagliate a piene mani dai parlamentari e persino da non meglio precisate “camere penali”, la seconda decisione (scarcerazione) sbugiarda la prima, stabilendo un insano principio contra legem secondo cui il Tribunale del Riesame dovrebbe confermare necessariamente la prima decisione del GIP. Ma allora a cosa servirebbe? E perché non si riconosce, viceversa, che è stato garantito il diritto alla difesa, la tutela dell’indagato e l’equilibrio dell’azione penale rispetto alla condizione oggettiva? Semplice, perché del sindaco di Pescara, in realtà, non importa nulla a nessuno. Pur di attaccare alcuni magistrati si passa sopra a tutto e tutti, innanzitutto si calpesta la procedura penale. Tanto è vero che lo stesso sindaco ha annunciato l’intenzione di ritirare le dimissioni e nessuno gli ha fatto notare che, così facendo, tornerebbe a trovarsi nella possibilità di inquinare le prove, cioè sarebbe nuovamente a rischio di arresto. Il paradosso è proprio questo, le cassandre della malagiustizia annunciano il degrado giudiziario che, d’altro canto, favoriscono ed auspicano. Purtroppo, come accade ormai spesso, alcuni magistrati vengono lasciati allo scoperto. L’Associazione Nazionale dei Magistrati (ANM) nulla dice in difesa dei magistrati che compiono correttamente il proprio dovere, nulla commenta quando violentissimi attacchi vengono prodotti contro provvedimenti giuridicamente irreprensibili. Così facendo espone il fianco ad una “riforma della giustizia” che, nelle dichiarazioni “preparatorie”, assume sempre più il carattere di un assoggettamento della magistratura al potere politico. Si staglia sempre più decisa la prospettiva di un tramonto della democrazia, della resa incondizionata al potere politico che, così stando le cose, diventerebbe assolutistico. Persino le cosiddette opposizioni non riescono a guardare la gravità del momento, credono di essere garantite per il solo fatto di partecipare al pogrom e non sanno che, cessata l’autonomia e l’indipendenza dei poteri, saremo tutti schiavi di qualcuno e allora sì avremo decisioni del GIP perfettamente e sempre aderenti a quelle dei PM e sentenze dei Tribunali perfettamente in linea con le decisioni del GIP. Per tutti coloro a cui non basta compiacersi di proclamare “l’avevo detto, io”, forse è il caso di darsi una mossa. Ciascuno per la propria parte ed il proprio mestiere, ma tutti per l’Italia Nostra.
Filippo De Lubac
Filippo De Lubac
p.s. sollecitiamo quanti hanno in animo sentimenti nobili ed amor di libertà a sottoscrivere la petizione per la costituzione di una associazione di magistrati autonoma ispirata al motto "Soggetti solo alla Legge". http://www.firmiamo.it/soggettisoloallalegge
Il giorno della vigilia di Natale, nei vari TG nazionali, si è assistito ad un attacco senza precedenti ai magistrati.
RispondiEliminaPer tutta la giornata, sono stati "cotti" e "serviti" servizi dedicati alla revoca dei domiciliari all'ex sindaco di Pescara, alla sostituzione della detenzione domiciliare alla custodia cautelare in carcere per il conducente di un autobus che aveva investito ed ucciso un pedone, guidando sotto l'effetto di sostanze stupefacenti, oltre che alla mancata condanna all'ergastolo di un rumeno, che, secondo quanto propalato dai TG, si sarebbe meritato la concessione delle attenuanti generiche e, quindi, avrebbe evitato l'egastolo, perchè la sua vittima si sarebbe energicamnte difesa.
Le somme che i cittadini potevano trarre da quei servizi erano nel senso che l'amministrazione della giustizia in Italia è affidata ad un manipolo di folli, impreparati, incoerenti, paranoici e delinquenti: i magistrati.
E tale sensazione veniva (ed ancora oggi viene) supportata ed avvalorata, non tanto dai Berlusconi, dai Cicchitto e dai Gasparri di turno, quanto dai Violante, dai Veltroni e dai Tenaglia di turno, ai quali non sembrava vero di poter rinvenire notizie, debitamente mistificate, che avrebbero consentito loro di trascorrere il Natale con la serena consapevolezza (finta) di poter far cerdere che i guai del PD sono dovuti alla follia dei magistrati e non al fatto che sul carro del PD hanno fatto salire anche gli esponenti più illustri di ciò che, volendo restare ad un giudizio esclusivamente politico, costituiscono la fonte della cosiddetta questione morale e che, in moltissimi casi, si spingono a violare anche le norme del minimo del minimo etico (più semplicemente delinquono).
Ora, se fosse vero quanto stanno tentando di farci credere lor signori, dovremmo ritenere che, all'esito di tutte le cose che stanno accadendo e del giudizio che la cosiddetta politica (a parte qualche piccola eccezione) sta facendo emergere del sistema giustizia, sia giusto che tutti i comuni cittadini che sono stati giudicati da quei giudici e che sono stati privati dei loro patrimoni o si trovano a soggiornare nelle patrie galere, a buona ragione, potrebbero rivendicare, quanto meno, una revisione dei loro processi, previa, naturalmente, la verifica, che Berlusconi invoca da sempre, dell'attitudine dei giudici a giudicare.
Siccome la cosiddetta politica, unitamente a gran parte del sistema dell'informazione, si è posta ad esercitare la funzione giurisdizionale, introducendo nel sistema un ulteriore grado di giudizio, da essi esercitato, considerata l'emergenza del fatto nuovo della follia dei giudici, tutti avrebbero diritto ad una rivisitazione dei propri processi.
Se i vari De Magistris, Apicella, Veresani, i giudici di Potenza e di Pescara (ma, probabilmente, anche quelli di Napoli, di Firenze e così via) non erano buoni ad indagare e giudicare le illustri personalità che hanno indagato e, soltanto, tentato di sottoporre a giuidizio, perchè dovremmo ritenere che sono stati buoni ad indagare ed a giudicare tante migliaia di altri comuni cittadini?
Se andiamo avanti con questi discorsi, rischiamo di avvicinarci alla paralisi del sistema ed alla frutta della democrazia.
Sono avvocato, esalto e rispetto la mia funzione.
Ma proprio per l'alta considerazione che ho del ruolo e della funzione dell'avvocatura non posso non avere altrettanta alta considerazione e stima della funzione giurisdizionale e dei magistrati, recentemente oltraggiati e vilipesi in maniera indecorosa, quasi sempre immeritatamente e, sovente, anche da appartenenti all'Ordine giudiziario.
Proprio per questo e per l'estrema delicatezza del momento che viviamo, ritengo che non si possa più procrastinare che la magistratura, quella più sana e coraggiosa, assuma le sue doverose responsabilità e si erga, ancora di più, a baluardo della legalità e della democrazia.
Esiste il più grande e più urgente problema politico: la difesa dell'autonomia dell'Ordine giudiziario, questione che non è nè di destra, nè di sinistra, ma di difesa della democrazia e dei principi fondamentali della nostra Costituzione.
I magistrati hanno non solo il diritto ma il dovere di assumere su questo alto problema politico una chiara posizione, denunciando pubblicamente e con forza quanto sta accadendo (in passato ricordiamo che lo fecero quelli del pool di Milano) .
Sul punto, opera anche per loro il diritto di cui all'art.21 della Costituzione e stiano tranquilli che non potranno essere tacciati di essere politicizzati e di collocarsi indebitamente a destra o a sinistra, perchè, se diranno come stanno effettivamente le cose, lasceranno scontenti, in maniera equilibrata, sia quelli di destra, sia quelli di sinistra.
FAR